UN ULTIMO SIPARIO SULLA CULTURAUN ULTIMO SIPARIO SULLA CULTURA

ci si ingegna per riuscire a portare un po’ di calore all’interno

Il Teatro Marinoni, un luogo destinato a scomparire?

 (testo di Andrea Bettini, foto di Alfredo Montresor/S4C Venezia)

 Chi lo vede per la prima volta ne rimane folgorato. Si trova di fronte ad un gioiello. Avevano cercato di cancellarlo dalla memoria prima. Fisicamente ora. Apparivano leggende i racconti di chi lo aveva visto in vita. Ma c’erano anche alcune foto a testimoniare che era realmente esistito. Ora la volontà delle persone ne rivendica non solo l’attuale esistenza, ma anche quella futura.

 

ultime prove prima di andare in scena

Siamo sull’isola del Lido di Venezia e in questo luogo in cui si respira ancora i fausti di un tempo, la decadenza di aree abbandonate è accompagnata da un disinteresse pubblico sempre più diffuso. Ma è proprio da queste situazioni che possono nascere invece dimostrazioni reali di una rinascita. Culturale. Civile.

E’ il caso di questo teatro. Il Teatro Marinoni inserito all’interno dell’area dell’ex ospedale al Mare, dove un gruppo di persone, ha deciso di occuparsi di qualcosa che appartiene a loro. Che appartiene a tutti i cittadini. Questa potrebbe essere una storia analoga purtroppo a molte altre. C’è un’area dimessa. Ci sono ipotesi più o meno concrete di riutilizzo. Ci sono interessi diversi. Economici molti. Business da sviluppare. Etica (forse) da rispettare.

 In questo scenario dove privati spingono per realizzare mega imprese, mega progetti immobiliari, mega darsena per un turismo d’elité come in questo caso, c’è però un soggetto che potrebbe ridefinire le sorti di questo spazio. Il paladino in questione è proprio il Teatro Marinoni e nonostante alcuni lo diano già come ristorante a due piani, forse l’ultima parola non è ancora detta.

 

Già perché lui non è solo un simbolo culturale, è qualcosa di più. Questo lo si può apprendere semplicemente entrandoci. E proprio in un sabato di dicembre, dove il comitato per la sua salvaguardia, organizza una giornata d’incontro, di festa, di condivisione di un’idea che la sua struttura sembra riprendere forma e sostanza.

 

Il palcoscenico riprende vita. Il mosaico in vetro del leone di San Marco – ben posizionato sopra il palco – riacquista brillantezza e dall’alto arriva un omaggio di magnificenza. Lo sguardo quasi trasportato a guardare il soffitto, non può che rimanere estasiato dall’affresco di Giuseppe Cherubini, di una bellezza rara e seducente.

arrivano i primi spettatori

 

All’interno persone diverse lavorano nell’intento di ricreare una normalità da troppo tempo andata persa. L’attrice è intenta nelle ultime prove. Lo scenografo si appresta agli ultimi ritocchi. Una regia è pronta a dirigere. Ma soprattutto ci sono cittadini normali che aiutano. Che si attivano perché tutto ciò abbia un senso, consapevoli che le decisioni importanti non saranno prese lì, ma allo stesso tempo fiduciosi che qualcosa si possa fare.

 

l’organizzazione raccoglie il parere degli abitanti del Lido

Nel frattempo mancano pochi minuti all’inizio della rappresentazione. Sul palco si reciterà. In platea no. Questo pubblico non è solo lì per assistere. Questo pubblico è lì anche per essere protagonista. Protagonista di una storia che si auspicano dal lieto fine.

 

Sipario.

 

Andrea Bettini

 

 

Ulteriori approfondimenti sul sito del Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste http://unaltrolido.com/

ci si ingegna per riuscire a portare un po’ di calore all’interno

Il Teatro Marinoni, un luogo destinato a scomparire?

(testo di Andrea Bettini, foto di Alfredo Montresor/S4C Venezia)

Chi lo vede per la prima volta ne rimane folgorato. Si trova di fronte ad un gioiello. Avevano cercato di cancellarlo dalla memoria prima. Fisicamente ora. Apparivano leggende i racconti di chi lo aveva visto in vita. Ma c’erano anche alcune foto a testimoniare che era realmente esistito. Ora la volontà delle persone ne rivendica non solo l’attuale esistenza, ma anche quella futura.

 

ultime prove prima di andare in scena

Siamo sull’isola del Lido di Venezia e in questo luogo in cui si respira ancora i fausti di un tempo, la decadenza di aree abbandonate è accompagnata da un disinteresse pubblico sempre più diffuso. Ma è proprio da queste situazioni che possono nascere invece dimostrazioni reali di una rinascita. Culturale. Civile.

E’ il caso di questo teatro. Il Teatro Marinoni inserito all’interno dell’area dell’ex ospedale al Mare, dove un gruppo di persone, ha deciso di occuparsi di qualcosa che appartiene a loro. Che appartiene a tutti i cittadini. Questa potrebbe essere una storia analoga purtroppo a molte altre. C’è un’area dimessa. Ci sono ipotesi più o meno concrete di riutilizzo. Ci sono interessi diversi. Economici molti. Business da sviluppare. Etica (forse) da rispettare.

In questo scenario dove privati spingono per realizzare mega imprese, mega progetti immobiliari, mega darsena per un turismo d’elité come in questo caso, c’è però un soggetto che potrebbe ridefinire le sorti di questo spazio. Il paladino in questione è proprio il Teatro Marinoni e nonostante alcuni lo diano già come ristorante a due piani, forse l’ultima parola non è ancora detta.

 

Già perché lui non è solo un simbolo culturale, è qualcosa di più. Questo lo si può apprendere semplicemente entrandoci. E proprio in un sabato di dicembre, dove il comitato per la sua salvaguardia, organizza una giornata d’incontro, di festa, di condivisione di un’idea che la sua struttura sembra riprendere forma e sostanza.

 

Il palcoscenico riprende vita. Il mosaico in vetro del leone di San Marco – ben posizionato sopra il palco – riacquista brillantezza e dall’alto arriva un omaggio di magnificenza. Lo sguardo quasi trasportato a guardare il soffitto, non può che rimanere estasiato dall’affresco di Giuseppe Cherubini, di una bellezza rara e seducente.

arrivano i primi spettatori

 

All’interno persone diverse lavorano nell’intento di ricreare una normalità da troppo tempo andata persa. L’attrice è intenta nelle ultime prove. Lo scenografo si appresta agli ultimi ritocchi. Una regia è pronta a dirigere. Ma soprattutto ci sono cittadini normali che aiutano. Che si attivano perché tutto ciò abbia un senso, consapevoli che le decisioni importanti non saranno prese lì, ma allo stesso tempo fiduciosi che qualcosa si possa fare.

 

l’organizzazione raccoglie il parere degli abitanti del Lido

Nel frattempo mancano pochi minuti all’inizio della rappresentazione. Sul palco si reciterà. In platea no. Questo pubblico non è solo lì per assistere. Questo pubblico è lì anche per essere protagonista. Protagonista di una storia che si auspicano dal lieto fine.

 

Sipario.

 

Andrea Bettini

 

 

Ulteriori approfondimenti sul sito del Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste http://unaltrolido.com/




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