NAWROZ Ilaria Biancacci_021

Un Nawroz di pace a Diyarbakır

(di Ilaria Biancacci)

Un Nawroz di pace a Diyarbakır

Un Nawroz di pace a Diyarbakır

Camminando tra le vie di Diyarbakır (Kurdistan) mi circondo di polvere, sorrisi, profumi e voci. I viottoli si snodano come piccoli serpenti, e rischio di perdermi nel labirinto della città vecchia. I bambini mi seguono ovunque, sono incuriositi, giocano e ridono, ignari della povertà che li circonda e che invade le loro vite. Vivere a Diyarbakir, capitale del Kurdistan turco, non è facile.

Le strade della città vecchia ti aprono una finestra su un mondo completamente diverso. Poco prima eri circondata da grattacieli e strade in costruzione, negozi e ristoranti. Ora c’è solo la polvere, le case quasi diroccate e stracolme di bocche da sfamare, e i raggi del sole che si fanno spazio tra panni stesi, antenne arruginite e ringhiere.

Una vita semplice quella degli abitanti della città che sorge nella valle del Tigri, dove ancora si fa la fila per cuocere il pane nel forno comunale. Mentre passeggi per le vie del bazar, puoi incontrare un uomo che vende le sue galline al miglior offerente. Il rito del tè si trasforma in un dibattito politico tra gli sgabelli sbilenchi della piazza centrale, dietro la Ulu Camii (la Grande Moschea).

Quest’anno, nonostante le funeste previsioni, qui a Diyarbakır è successo qualcosa di storico, importante, inaspettato. Per la prima volta i curdi hanno potuto celebrare il Nawroz in pace e tranquillità. Nessuna rissa, nessun soldato, nessun morto. Una vera festa per iniziare un nuovo anno all’insegna della pace e della cooperazione, anche se i dubbi e le perplessità non mancano. Perché 30 anni di conflitti non si possono dimenticare e superare in un giorno, perché per costruire la fiducia serve il tempo.

Un Nawroz di pace a Diyarbakır

Un Nawroz di pace a Diyarbakır

Biji Serok Apo! Lunga vita al presidente Apo! Il ritmo dello slogan per il leader del PKK, Öcalan, scandisce la marcia di centinaia di migliaia di persone che si riversano all’interno del “Diyarbakir Nawroz Parki”. Ci sono donne e bambini, vestiti con gli abiti tradizionali. Sventolano bandiere e kefiah, le facce sorridenti e le mani alzate verso il cielo in segno di vittoria. Danzano senza sosta, al ritmo di flauti e tamburi.

Ilaria Biancacci/S4C




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