Those Who Live among the Dead (La Città dei Morti)

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Dopo poco meno di un anno, sono tornato alla Città dei Morti al Cairo. Stiamo preparando un workshop fotografico lì, in collaborazione con la ong Live in Slums per sensibilizzare su questo incredibile fenomeno urbanistico e sociologico.

La Città dei Morti è il cimitero monumentale del Cairo ed è attualmente abitato da circa 800.000 persone che hanno occupato le cappelle funerarie adibite alla sepoltura dei defunti, rendendole loro abitazioni permanenti.

Pur essendo classificato al diciannovesimo posto nella lista degli slums più grandi del mondo (di cui ben quattro sono al Cairo), si svincola dalle caratteristiche più tipiche degli altri per il particolare fenomeno di co-abitazione fra vivi e morti, oltre che per la grande valenza storico-architettonica del luogo che lo rendono un caso unico al mondo. Le bidonville sono totalmente assenti, i nuclei abitativi non sono sovraffollati e il cimitero ha un impianto ordinato e riconoscibile.

L’aridità del clima e il terreno privo di umidità hanno reso questi luoghi salubri a differenza degli altri luoghi cimiteriali. Tuttavia “vivere in una tomba” rappresenta una condizione di assurdità e tabù per il resto della città cairota, che vede il cimitero come l’estremo e degradato margine della città. Molte aree sono state irrimediabilmente compromesse da sgombri e demolizioni, lasciando campo a nuove e redditizie speculazioni edilizie. Il luogo è stato stigmatizzato dalle autorità come posto pericoloso e con un alto livello di criminalità, per questo inaccessibile ai turisti e spesso anche agli studiosi.

Già nel XIV secolo esistevano abitazioni-tomba usate dai più bisognosi per ripararsi. Con l’esplosione demografica e il fallimento delle politiche di edilizia popolare, una moltitudine impressionante di poveri urbani e masse rurali, ha occupato abusivamente le camere mortuarie e le piccole stanze costruite originariamente per ospitare i pellegrini e i guardiani dei mausolei.

Essendo già la seconda volta alla Città dei Morti, ero preparato. Ho riconosciuto alcuni volti (e sono stato riconosciuto da alcuni di loro), ho passeggiato tranquillamente per le stradine e mi sono intrufolato in alcune vecchie moschee. Il tutto respirando un’aria di assoluta tranquillità.

Certo, è un posto poverissimo. Ma a differenza di altri slums, sono stati in grado di ricreare un loro tessuto sociale e, per così dire, economico, alternativo.

Resta l’immaginario collettivo di essere umani che vivono “tra i morti”. E’ così che gli abitanti del Cairo li considerano. Ed è quello che rende ancora più affascinante il luogo. La continuità tra vita e morte, la sovrapposizione dei piani. La coesistenza di bambini che giocano tra le lapidi, spesso usate come stendipanni.

Ritornerò presto lì. E spero davvero di riuscire a realizzare un workshop fotografico che consenta di rendere un’immagine diversa della Città dei Morti, supportando, allo stesso tempo, il lavoro dei fantastici ragazzi di Live in Slums.

Antonio Amendola

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THOSE WHO LIVE AMONG THE DEAD (story, photo, music: Antonio Amendola)

I lately went for the second time to the City of the Dead in Cairo (Egypt). I went there to continue arranging for a future photo workshop to be held down there next spring with the support of the italian NGO Live in Slums.

The City of the Dead is the monumental cemetery of  Cairo currently inhabited by almost 800,000 people who have occupied the funery chappels were the dead are burried, making them their permanent homes. Although ranking 18th position in the list of the  largest slums in the world  ( of wich as many as four  are in Cairo).

It differs from other tipical slums for the peculair phenomenon of habitat sharing between the living and the dead, along with the  historical and architectural value of the area wich make of the  slum a unique case in the whole world.

Bidonvilles are totaly absent, dwelling centres are not overcrowded and the cemetery has a tidy and recognizable structure.

The dry climate and the lack of moist in ground have made these places healthy unlike other burring grounds.

On the other hand “living in a tomb” is a case of absurdity and a taboo for the rest of Cairo’s city wich considers the cemetery as the extreme and degrade margin of the city.

Many areas have been irrevocably compromised by evictions and demolitions leaving space for more lucrative housing speculations.

The place has been stigmatized by authorities as a dangerous place  with a high crimerate and for this reason it is inaccessible for turists and often also for researchers.
Ever since the XIV century tomb-houses have existed and sheltered the most needful.

After the high increase in population and the failure in politics of  estate housing an icredible mass of poor people from the city and country illegaly occupied the mortuary chambers and the small rooms originally built to host pillgrims and the masuoleums guards.

Being the second visit there, I could recognise some of those faces. And I’ve been recognised by a few of them.

What is amazing there, is the overlapping of concept such as life and death, old and new. People live among the tombs and kids play on them. But always with a total respect for those buried underground. In 90% of the cases, the buried ones do not belong to the family living “upstairs”. But they care about them like they were their beloved departed ones.

What a place.

We’ll go back there very soon. Join us?

Antonio Amendola




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