Special OlympicsRitratti basket

Special Olympics European Basketball Week

[Foto: Andrea Ranalli, Francesco Scirè – Testo: Ornella Mazzola]

Domenica 1 dicembre 2013, Roma

“Il basket, come la vita, è confuso e imprevedibile. Ha la meglio su di te, non importa se tu a fatica cerchi di controllarlo, il trucco è vivere ogni momento con la mente libera e il cuore aperto. Quando riesci a farlo,il gioco – e la vita – funzionano..”

Un campo da basket, il tifo, musica anni ’90 in sottofondo. Il giocatore con la maglia numero 111 corre a più non posso verso il canestro, ha la palla tra le mani e non la cederebbe per nulla al mondo. Tentando di attirare la sua attenzione, i suoi compagni di squadra gli fanno dei cenni strani con le braccia, ma lui continua la sua fuga, imperturbabile, e alla fine fa canestro.

Qualche attimo dopo il giocatore numero 111 in piedi davanti al canestro, si rende conto di aver effettivamente fatto centro, ma nella metà campo della propria squadra. Si guarda attorno e trova i volti dei compagni  con gli occhi ancora increduli, ma subito dopo anche sorrisi che se decidessero di parlare, direbbero in coro: “fa niente!”

Questo può succedere quando l’unico pensiero di un bravo giocatore, come un mantra, è: “centra il cesto, centra il cesto”..

Nulla di grave, sarà capitato almeno una volta anche a Michael Jeffrey Jordan, quando non era ancora diventato Michael Jordan!

Ed è solo uno degli episodi di una domenica un po’ speciale, che ha preso in prestito una palestra del liceo “Ettore Majorana”, a Spinaceto, tra i palazzi che si somigliano tutti un po’ e le nuvole nere che facevano sembrare quasi sera la mattina.

All’improvviso però si è illuminato tutto, quando si sono accesi i fari bianchi su quel rettangolo di campo.

E’ allora che i ragazzi dello “Special Olympics Italia” hanno conquistato la palestra, con i loro numeri progressivi, cubitali e bianchi dietro la schiena e gli occhialini da basket, quelli da veri giocatori professionisti, che ingrandivano i loro occhi di circa una misura.

Hanno iniziato a scaldare i muscoli e a sentirsi dei veri leoni.

Quel giorno infatti tre diverse squadre, composte da atleti con diverse disabilità intellettive, si sono date appuntamento per l’“European Basketball Week”, la settimana dedicata a chi vive lo sport come uno slancio: lo slancio verso il canestro per un tiro in sospensione e lo slancio verso la vita.

E’ un appuntamento che da la possibilità alla comunità Europea di pallacanestro, di mettere in campo in questi giorni, fianco a fianco, giocatrici di basket come Erika, atleta “Special Olympics Italia” e Federica, atleta di seria A.

Uno scambio in cui, forse, si sa in partenza chi farà più canestri, ma non si ha la certezza assoluta di chi alla fine imparerà qualcosa da chi.

Domenica i genitori a bordo campo facevano il tifo, seguendo con gli occhi sorridenti gli intrecci tra i loro campioni: ragazzi e ragazze che si sfidavano tra salti aerei e passaggi strategici, “agganci del marinaio” e “canestri senza tuorlo”. E anche qualche fallo.

Hanno ruggito, hanno riso, hanno perso, hanno vinto.

Qualcuno ha persino improvvisato una danza sulle note di Michael Jackson, al centro del campo, anche se la sua squadra aveva appena subito un’aspra sconfitta.

Questi ragazzi hanno la possibilità di trasformare in tiri liberi la loro energia, quella per alcuni inespressa, quella magari talvolta un po’ esuberante, quella diversa.

Fanno parte di una squadra in cui ogni giocatore è un anello essenziale per agganciarne un altro, come fosse un pezzetto di catena di dna. Imparano ad avere fiducia in qualcuno anche solo con lo sguardo, ad ogni passaggio di palla, e a ricevere un sorriso che vuol dire “fa niente”, se fanno un tiro piazzato nella metà campo sbagliata.

Quella mattina un atleta “Special Olympics Italia” mi ha fatto il baciamano, un vero gentleman d’altri tempi, poi ha guardato la macchina fotografica che l’avrebbe ritratto e ha sorriso, col pallone in mano.

Lo teneva stretto e con orgoglio.

Lui e quel pallone sembravano un tutt’uno.

Dopo il flash, è andato via. Sembrava molto felice.

E’ bello pensare che questi ragazzi possano essere Michael Jordan, se vogliono, se chiudono gli occhi per un momento, mentre stanno volando a fare centro.




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