Shoes 4 Change (yes, shoes)
[ENGLISH, italiano più sotto]
Yes, the title is right. It’s a story about shoes and about how a click, a photo shot in Afghanistan and shown in Arezzo (thousands kilometers away) can change the life of many kids. And it actually did…
To make it short here, in english, an extraordinary woman, Michela, who spent long time in Kabul together with his husband, a high rank official serving in the Italian Army in Afghanistan, came across dramatic daily experience while there.
Upon return, and after living a social life of charity events that cost much more than the raised funds…she decided to step into action and do something. After showing a few photos shot by herself to some friends, about kids who got their feet and legs amputated because the lack of shoes and cold temperature in Kabul, she quickly activated a number of volunteers and gathered hundreds and hundreds of pairs of new and perfect shoes! Shoes started arriving from everywhere: shops, producers, friends…. And after months of collecting them, they eventually have been delivered, a few days ago, in Kabul, in the hands of Father Moretti – the only catholic priest in Afghanistan. He, together with Md. Cairo, who volunteers there and give surgery help to those kids, implanting new prothesis, will distribute shoes to hundreds of children…
It was a huge undertaking. Dozen of people collected hundreds of shoes, military flight – from Italy – flew them to Kabul, Army personell, there, escorted them to Padre Moretti at the italian Embassy in Kabul and watched over the distribution….
And everthing started with a photo shown at the other side of the world… We called this story “Shoes 4 Change” because we were ready to fly with those shoes to witness their flight to the final destination and tell the story with our lens… But we could not fly anymore for security reason. We are so thankfull to some of those military who shot a couple of images and sent them to us.
This story means a lot to us. An extraordinary woman managed to change the world (of many kids) with a simple click of her compact camera and an immense strenght in pursuing her goal.
I talked a lot with her lately and despite her discretion in not willing to “appear in the spotlight” we decided to tell this story because it was worth it. And it shows that sometimes you don’t have to be a superhero to change lifes. Be yourself, tell an important story, take action and try. Just try it…
She won’t stop here, I’m sure. It’s only the beginning.
This is the good news.
Antonio
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[ITALIANO]
Sì, il titolo è giusto: SHOES. Perchè proprio di scarpe si tratta… di tante, tantissime paia di scarpe. Raccolte a centinaia ad Arezzo e volate a Kabul per finire ai piedi di centinaia di bambini aiutati da Padre Moretti (unico sacerdote cattolico in tutto l’Afghanistan) e dal dott. Alberto Cairo (incredibile medico che volontariamente dona supporto chirurgico impiantando, da tempo, protesi ed arti artificiali a chi li ha persi sulle mine antiuomo in tutto il Paese).
Conosco la straordinaria donna che ha organizzato, inizialmente da sola, tutto questo e per rispetto alla sua discrezione la chiamerò semplicemente Michela.
Ha frequentato parecchio Kabul, a seguito del marito, un nostro alto ufficiale di stanza in Afghanistan. Al rientro in Italia, ad Arezzo, ha mostrato alcune foto da lei scattate a delle nuove amiche aretine…. E…. beh, lascio spazio alle sue stesse parole, scritte in una mail al volo ieri…
Ma prima, giusto qualche parola. La conosco da tempo e so quanto caparbia e forte sia Michela. E’ riuscita a trasformare lo sdegno e l’intensa emozione provocata dalle sue foto in un’incredibile azione corale che consentirà, quest’anno, a tanti bambini afghani di non subire più amputazioni degli arti per cancrena da freddo. Così, come se niente fosse…. Alle volte basta davvero un click….e il mondo (per quei bambini, almeno) cambia.
Ci stavamo attrezzando per seguire il volo militare sino a Kabul ma questioni di sicurezza non ce lo hanno permesso. Siamo infinitamente grati ad alcuni militari del Tuscania che rischiano ogni giorno la loro vita e che hanno curato il trasporto sino a destinazione. Sono loro che ci hanno inviato un paio di scatti che dimostrano l’arrivo delle scarpe…
Conosco Michela e so che non si fermerà qui. E’ solo l’inizio.
Ed è questa la bella notizia.
Antonio Amendola
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(la lettera di Michela)
Antonio,
Alla fine tanto tuonò che piovve………. Si, ma quanti fulmini e saette da schivare per assistere ad un bel fragoroso temporale!!!! Stavolta ce l’abbiamo davvero fatta!
I ragazzi del Tuscania mi hanno quoidianamente aggiornato sull’evoluzione del prezioso carico di scarpe, che sembrava non volesse mai giungere a destinazione; Stamattina finalmente ho ricevuto la telefonata di Padre Moretti che mi comunicava (cito testualmente..): ” Gentile Signora Michela, grazie alla sua caparbietà e ostinazione, quest’anno centinaia di bambini qui a Kabul, non trotterelleranno per la città a piedi nudi”.
Come è cominciato tutt?
Decido, superando le non poche perplessità e affidandomi al mio inguaribile fatalismo, di raggiungere mio marito per un Capodanno finalmente insieme in quel di Kabul; lasciare un bimbo di 10 anni per volare verso una terra così pericolosa non era una decisione da prendere con leggerezza. L’istinto ha prevalso sulla ragione e….. Ok, si parte!!!
Nessun viaggio tra tanti ormai realizzati mi ha lasciato altrettanta ricchezza interiore; può dunque arricchire la povertà e la miseria che i miei occhi hanno fotografato?
Messa di Capodanno 2010 presso la nostra ambasciata di Kabul, celebrata da Padre Giuseppe Moretti che vive ed opera come unico sacerdote cattolico nell’intero territorio afghano; scampato ad un grave attentato e soccorso dal suo pastore tedesco tra le macerie della sua chiesetta, qualche anno fa. Quattro chiacchere con i pochi Italiani che presenziavano alla Santa Messa, tra cui il Dott, Alberto Cairo (soprannominato l’Angelo di Kabul e candidato al Premio Nobel per la Pace 2010) e Andrea Angeli (oggi corrispondente per le Nazioni Unite a New York).
Alberto Cairo, con un tono di voce pacato e cortese, ci invita a recarci presso il centro in cui opera da oltre vent’anni; il centro in cui ha realizzato ed impiantato oltre 29.000 protesi per i mutilati (non solo per mine antiuomo ma per migliaia di cancrene da congelamento!!!).
Scatto centinaia di foto lungo il tragitto che mi porta fino al centro di riabilitazione, attraversando tutta l’intera città. Ho riposto la mia macchina fotografica una volta entrata li…quella sofferenza, quelle mutilazioni, quel dolore, meritavano il mio assoluto rispetto; hanno apprezzato questa discrezione e ne vado fiera!
Al mio rientro in Italia, il mio coinvolgimento emotivo mi spinge ad un racconto appassionato davanti ad un té fumante con le nuove amiche aretine (nel frattempo avevamo cambiato nuovamente vita….). Gli scatti che fotografavano un paese di contraddizioni, un paese grigio e fangoso che ti soprendeva con improvvise macchie di colore, con una donna avvolta in uno svolazzante burka azzurro come il cielo, un chioschetto che esponeva spezie di tutti i colori i cui profumi ancora oggi mi riportano fin laggiù, bimbi a piedi nudi che correvano incuranti di tutti quei boati che di tanto in tanto mi ricordavano di essere in un paese ancora in guerra..
Il mio stupore e il mio rifiuto nell’accettare che migliaia di bimbi nel ventesimo secolo contiunassero a subire mutilazioni non per conflitti di guerra ma piuttosto per congelamento agli arti inferiori hanno fatto il resto: Coadiuvata dalle nuove amiche aretine, mogli dei Rotariani della città, abbiamo raccolto 2.500 paia di scarpe attraverso l’Associazione nazionale calzaturieri e i generosi commercianti aretini.
Un volo militare da Pisa ha provveduto al trasporto e le lunghe pratiche burocratiche sono diventate ormai un lontano ricordo, non appena è arrivata la telefonata, eccitata e soddisfatta di Padre Moretti…… Il resto del racconto lo sai già!
Con Stima ed Amicizia
M
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Bellissima iniziativa.Sono commosso dalla forza di questa donna.Complimenti per averci raccontato questo grande gesto di amore.
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sono quelle cose che ti fanno credere ancora nel potere del cuore, un cuore tutto femminile. sono una delle tante orgogliose amiche di questa bella donna, Michela.
La figura di Cairo è talemte grande da “costringerci” a fare anche noi qualcosa. Fateci sapere di cosaaltro può avere bisogno e sopratutto come fare pee inviarlo!!!
Elsa, Carmenta, Olga, Enrico, Chiara,Andrea Rosa e tanti altri