PIAZZA TAHRIR ESULTA ALLA VITTORIA DI MORSYPIAZZA TAHRIR ESULTA ALLA VITTORIA DI MORSY
(di Eleonora Gatto/Il Cairo)
Da quando, in Egitto, il seme della Primavera araba e’ sbocciato dando vita alla rivoluzione del 25 gennaio, sono stati molti i colpi di scena politici ed il Paese si e’ trovato in balia al potere militare. Tuttavia, dopo trent’anni di dittatura mascherata da falsa democrazia ed una rivoluzione che ha contato molti martiri, gli Egiziani, per la prima volta nella storia, hanno potuto esercitare il loro diritto al voto e scegliere verso quale strada indirizzare il proprio Paese.
L’entusiasmo si e’ dissolto lasciando il posto alla delusione quando, qualche giorno dopo il primo round delle elezioni presidenziali, si sono saputi i risultati. Si era materializzato il peggior scenario possibile, gli Egiziani avrebbero dovuto scegliere tra Morsy e Shafiq. Un dilemma difficilmente risolvibile.
Lo sconforto derivava dal fatto che nessuno dei due aveva partecipato alla rivoluzione, al contrario: Shafiq, un fulul (termine arabo dalla connotazione molto negativa), ministro dell’ex regime, aveva dichiarato apertamente di ispirarsi al modello Mubarak. Mentre Morsy apparteneva ai Fratelli Musulmani, i quali, nel corso della rivoluzione si sono comportati da banderuole. Un attimo prima scagliandosi contro lo SCAF un attimo dopo stipulandoci accordi, a seconda dei loro interessi.
L’incapacita’ dei rappresentati dei rivoluzionari di Tahrir di unirsi e presentarsi con un unico partito ha fatto si’ che i voti si disperdessero tra i diversi candidati perdendo l’opportunita’ di guidare, non piu’ la piazza, ma il Paese intero.
Domenica 24 giugno 2012 – data che rimarra’ impressa nel ricordo degli Egiziani e nel mio.
La tensione era palpabile. Camminando per sharia Dokki le televisioni erano tutte sincronizzate sulle stesse immagini: piazza Tahrir, si stava gia’ riempiendo.
Il rumore del traffico cairota non riusciva a coprire le parole che aleggiavano nell’aria e che, se raccolte una ad una, esprimevano eccitazione, ma ance preoccupazione. Un sentimento condiviso anche da noi aganib (stranieri). Se Shafiq avesse vinto truccando le elezioni (come sospettavamo avrebbe fatto perche’ cio’ conveniva allo SCAF) si prospettava una possibile seconda rivoluzione.
Arrivo in Tahrir verso le quattro. L’annuncio era previsto per le tre, ma dai megafoni risuonava ancora la voce di Farouk Sultan, presidente della suprema commissione per le elezioni, il quale aveva appena finito il discorso ed aveva iniziato ad elencare le percentuali di voto per ogni seggio elettorale sfidando la pazienza dei presenti.
Nell’attimo in cui hanno annunciato la vincita di Morsy confesso d’essermi commossa, per quanto sia legata all’Egitto da un rapporto di odio ed amore, ormai sono emotivamente coinvolta nella sorte di questo Paese. Rirovarmi in piazza Tahrir, laddove migliaia di persone hanno lottato unite dalla stessa visione, per assistere ad un pezzo di storia, e’ stato un momento indimenticabile.
Eleonora Gatto/S4C
(Il Cairo)
(di Eleonora Gatto/Il Cairo)
Da quando, in Egitto, il seme della Primavera araba e’ sbocciato dando vita alla rivoluzione del 25 gennaio, sono stati molti i colpi di scena politici ed il Paese si e’ trovato in balia al potere militare. Tuttavia, dopo trent’anni di dittatura mascherata da falsa democrazia ed una rivoluzione che ha contato molti martiri, gli Egiziani, per la prima volta nella storia, hanno potuto esercitare il loro diritto al voto e scegliere verso quale strada indirizzare il proprio Paese.
L’entusiasmo si e’ dissolto lasciando il posto alla delusione quando, qualche giorno dopo il primo round delle elezioni presidenziali, si sono saputi i risultati. Si era materializzato il peggior scenario possibile, gli Egiziani avrebbero dovuto scegliere tra Morsy e Shafiq. Un dilemma difficilmente risolvibile.
Lo sconforto derivava dal fatto che nessuno dei due aveva partecipato alla rivoluzione, al contrario: Shafiq, un fulul (termine arabo dalla connotazione molto negativa), ministro dell’ex regime, aveva dichiarato apertamente di ispirarsi al modello Mubarak. Mentre Morsy apparteneva ai Fratelli Musulmani, i quali, nel corso della rivoluzione si sono comportati da banderuole. Un attimo prima scagliandosi contro lo SCAF un attimo dopo stipulandoci accordi, a seconda dei loro interessi.
L’incapacita’ dei rappresentati dei rivoluzionari di Tahrir di unirsi e presentarsi con un unico partito ha fatto si’ che i voti si disperdessero tra i diversi candidati perdendo l’opportunita’ di guidare, non piu’ la piazza, ma il Paese intero.
Domenica 24 giugno 2012 – data che rimarra’ impressa nel ricordo degli Egiziani e nel mio.
La tensione era palpabile. Camminando per sharia Dokki le televisioni erano tutte sincronizzate sulle stesse immagini: piazza Tahrir, si stava gia’ riempiendo.
Il rumore del traffico cairota non riusciva a coprire le parole che aleggiavano nell’aria e che, se raccolte una ad una, esprimevano eccitazione, ma ance preoccupazione. Un sentimento condiviso anche da noi aganib (stranieri). Se Shafiq avesse vinto truccando le elezioni (come sospettavamo avrebbe fatto perche’ cio’ conveniva allo SCAF) si prospettava una possibile seconda rivoluzione.
Arrivo in Tahrir verso le quattro. L’annuncio era previsto per le tre, ma dai megafoni risuonava ancora la voce di Farouk Sultan, presidente della suprema commissione per le elezioni, il quale aveva appena finito il discorso ed aveva iniziato ad elencare le percentuali di voto per ogni seggio elettorale sfidando la pazienza dei presenti.
Nell’attimo in cui hanno annunciato la vincita di Morsy confesso d’essermi commossa, per quanto sia legata all’Egitto da un rapporto di odio ed amore, ormai sono emotivamente coinvolta nella sorte di questo Paese. Rirovarmi in piazza Tahrir, laddove migliaia di persone hanno lottato unite dalla stessa visione, per assistere ad un pezzo di storia, e’ stato un momento indimenticabile.
Eleonora Gatto/S4C
(Il Cairo)
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