MACERIE

Ieri, 20 novembre 2010, all’Aquila si è svolta una grande manifestazione nazionale alla quale hanno partecipato migliaia di cittadini e tante Associazioni (c’erano un po’ tutte. Quanto meno quelle che si battono per sollecitare risposte coerenti da chi ci governa).

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Come al solito, c’erano tante famiglie, tanti bambini, tanti colori, tanti caschi gialli, tante carriole, tanti striscioni, tanta dignità, compostezza e determinazione. Perchè così sono fatti gli Aquilani.

E come al solito, c’erano tante macerie. E tanti giornalisti, e tanti fotografi, e tante telecamere.

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Ancora. Sarebbe bello dire “non c’era niente e nessuno”, o magari riferire di una bella, composta, manifestazione in ricordo della tragedia, ma in una città rinata anche in onore degli scomparsi e della vecchia città ferita. Ma non è così.

Shoot4Change (che per l’occasione era presente con diversi fotografi, tra cui Massimo Salvatori, Stefano Marcovaldi, Angela Vicino e Giulia Leporatti che ringraziamo per averci inviato immediatamente queste belle foto – CLICCA QUI PER LA GALLERY DI MASSIMO SALVATORI E STEFANO MARCOVALDI E QUI PER LA GALLERY DI ANGELA VICINO E GIULIA LEPORATTI) ha preso l’impegno di verificare periodicamente lo stato di avanzamento dei lavori di ricostruzione.

Abbiamo l’impressione (ma come noi, tantissimi altri) che il futuro non sia propriamente roseo. E a maggior ragione la nostra attenzione sarà massima.

A tutti gli S4Cer aquilani e non: continuate ad inviarci le vostro foto, le storie, i reportage che documentano la situazione. Mantenete accese le vostre macchine fotografiche! E tirate fuori dai cassetti le vostre foto dell’Aquila PRIMA del terremoto. Comparatele con la situazione attuale, perchè solo ricordando si mantiene alta la voglia di ricostruire.

Basta macerie,

AA

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There are 3 comments

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  1. Tarzi

    A tre anni dal terremoto L’Aquila e i 56 borghi del cratere aspettano ancora la ricostruzione. Il centro del capoluogo d’Abruzzo, citta’ d’arte e di storia, e’ oggi una selva di tubi messi a puntellare quel che resta dei palazzi e delle chiese nel loro fragile equilibrio. Ma i lavori sono fermi e le ferite ancora aperte. Una ”Pompei del XXI secolo”: cosi’ lo storico Salvatore Settis ha definito di recente L’Aquila dopo averla visitata.

    Alcuni numeri fanno capire quanto sia vasta la distruzione: solo tra le mura del capoluogo sono da ricostruire 177 ettari che si sommano ai 403 ettari delle frazioni. Gran parte delle macerie e’ ancora li’, insieme alle auto schiacciate dai crolli, ai vestiti appesi alle stampelle, ai resti di esistenze spezzate: giocattoli, cartoline, oggetti personali spuntano ancora oggi tra le rovine a ricordare la tragedia di tre anni fa, quando la notte del 6 aprile 2009, alle 3:32, una scossa di 5,9 della scala Richter provoco’ la morte di 309 persone.

    Ad oggi, su una popolazione residente di oltre 70 mila abitanti, sono ancora 21.731 i cittadini che vivono in alloggi a carico dello Stato. Quasi 13 mila di loro vivono negli appartamenti del ”progetto C.A.S.E.” (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) ossia le 19 new town, costate 2.700 euro al mq, fatte costruire da Berlusconi in tempi record ma che oggi mostrano alcuni problemi di costi e di manutenzione. Sono infatti lontane dall’Aquila e mancano del tutto i servizi. Inoltre la loro manutenzione e’ passata dalla Protezione Civile al Comune con non poche difficolta': dislocate su un asse urbano lungo decine di chilometri, le spese per il trasporto pubblico locale o per la gestione della nettezza urbana sono lievitate. E il traffico cittadino e’ in tilt.
     Oltre 7 mila persone vivono invece nei MAP (Moduli Abitativi Provvisori), 573 nelle case prese in affitto concordato con la Protezione Civile e 630 attraverso il fondo immobiliare. E sono ancora 314 le persone alloggiate in alberghi e nella caserma della Guardia di Finanza di Coppito. Di fronte ad una aspettativa di 15 anni e piu’ per rientrare nelle case in centro, molti proprietari ”esasperati” cominciano a vendere al Comune.
     Insomma, a tre anni dal terremoto vivere all’Aquila e’ difficile e la qualita’ della vita’ e’ peggiorata. I cittadini non hanno piu’ un centro che prima era cuore pulsante della citta’. A risentirne di piu’ sono le fasce piu’ deboli: i giovani e gli anziani. Per i primi il luogo di incontro e’ ora il centro commerciale ed e’ cresciuto il consumo di alcol. Per i secondi l’isolamento nelle new town ha portato spesso a depressioni e abuso di psicofarmaci. In questa emergenza l’aver perso casa non e’ l’unico dramma. In questo territorio gli effetti del terremoto si sommano alla generale crisi economica ed il risultato e’ il collasso. Aziende piccole e medie chiudono, i commercianti sono in crisi. Nel centro storico dell’Aquila hanno riaperto alcuni locali al piano stradale ma i palazzi che li ospitano sopra sono vuoti, disabitati e puntellati. I pochi incassi vengono quindi dai ”turisti delle macerie” o dagli aquilani che qualche volta fanno un giro in centro.
     Il lavoro del ministro Barca e la due giorni del governo all’Aquila, culminata con la presenza di Monti al forum Ocse sulla ricostruzione (il rapporto in pdf), hanno riportato un po’ di ottimismo tra la popolazione. ”E’ cominciato un nuovo corso – afferma sicuro il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente – Al contrario di quello che e’ stato il comportamento di Tremonti, il quale ha impedito allo stesso Gianni Letta di fare qualsiasi operazione per il nostro futuro, il governo Monti ha deciso di impegnarsi su un piano strategico di L’Aquila come smart city”. Gli esperti dell’Ocse hanno fatto una relazione spietata sulla ricostruzione fatta finora: si e’ proceduto lentamente e in modo frammentario. La relazione del ministro della Coesione territoriale, inviato speciale del premier per la ricostruzione, ha evidenziato cinque pilastri fondamentali su cui si dovra’ d’ora in poi procedere: comunicazione, informazione, semplificazione, programmazione e rigore. E partecipazione dei cittadini alle scelte.

     ( Enrica Di Battista )


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