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Los Niños de la ColosioLos Niños de la Colosio

(testo e foto di Alessandro Banchelli/S4C)

Playa del carmen, Messico, 20 Ottobre 2011

 

Il cielo nuvoloso di un Messico silenzioso si riflette nell’azzurro del mar caribe sotto un sole che si nasconde dietro una grigia cortina. La terra occupata dagli uomini interrompe a macchie di leopardo la selva, l’urbanizzazione ha conquistato quelle terre che un giorno erano il pantheon della civiltà’ Maya. Da un lato  l’economia turistica ha trasformato il paesaggio e la natura, dall’altro sempre gli stessi. Sempre loro. Il popolo.

Questo lavoro nasce da una storia. Un racconto come tanti, nel mondo. Un breve spaccato di universo, una manciata di sfuggenti immagini.

(cliccare per la gallery)

“Un pomeriggio dell’Aprile 2011 camminando nei dintorni di casa mia ho incontrato un ragazzino di 10 anni. Uno fra i tanti, che vivono nella periferia di Playa del carmen, la colonia “ Colosio”. Questo appezzamento di terra è ubicato a pochi minuti dal centro della cittadina turistica famosa in tutto il mondo, ma la sensazione è di stare da un’altra parte, uno scorcio di umanità che ho già’ visto tante volte. Così vicino, così lontano.

Jose’, questo è il nome del niño, era incuriosito dalla mia figura; uno straniero che passeggia tranquillamente per quelle strade. Si avvicinò con la serenità che solo un bambino di quella età può avere, ci presentammo e mi chiese se mi poteva accompagnare nella mia passeggiata. Penso che volesse farmi da cicerone o forse la mia persona ai suoi occhi destava molto interesse. Camminammo per un paio di ore, cercando in un qualche modo di conoscerci. Raccontò della sua famiglia, dei suoi sogni, della sua realtà quotidiana: la scuola, aiutare in casa, gli amici, i desideri. Tutto intorno a noi stava ad ascoltarci. Una vita normale di un ragazzino di quella età in quel luogo. Poi gli domandai quale fosse il suo piatto preferito. Lui mi rispose “ la Pizza”. Io da buon Italiano gli spiegai che questo delizioso piatto è originario del nostro paese, e gli chiesi da quanto tempo era che non la mangiava. Vidi che qualcosa cambiò in lui. Mi rispose “ Da gennaio, perchè mio padre non se la può permettere”.

 

Da questa conversazione con Jose’ nasce questo progetto.

 

 

Dedicato a mio nonno Mario,

un uomo giusto. 

Alessandro Banchelli

 

 

Playa del carmen, Messico, 20 Ottobre 2011

Il cielo nuvoloso di un Messico silenzioso si riflette nell’azzurro del mar caribe sotto un sole che si nasconde dietro una grigia cortina. La terra occupata dagli uomini interrompe a macchie di leopardo la selva, l’urbanizzazione ha conquistato quelle terre che un giorno erano il pantheon della civiltà’ Maya. Da un lato l’economia turistica ha trasformato il paesaggio e la natura, dall’altro sempre gli stessi. Sempre loro. Il popolo.

Questo lavoro nasce da una storia. Un racconto come tanti, nel mondo. Un breve spaccato di universo, una manciata di sfuggenti immagini.

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“Un pomeriggio dell’Aprile 2011 camminando nei dintorni di casa mia ho incontrato un ragazzino di 10 anni. Uno fra i tanti, che vivono nella periferia di Playa del carmen, la colonia “ Colosio”. Questo appezzamento di terra è ubicato a pochi minuti dal centro della cittadina turistica famosa in tutto il mondo, ma la sensazione è di stare da un’altra parte, uno scorcio di umanità che ho già’ visto tante volte. Così vicino, così lontano.

Jose’, questo è il nome del niño, era incuriosito dalla mia figura; uno straniero che passeggia tranquillamente per quelle strade. Si avvicinò con la serenità che solo un bambino di quella età può avere, ci presentammo e mi chiese se mi poteva accompagnare nella mia passeggiata. Penso che volesse farmi da cicerone o forse la mia persona ai suoi occhi destava molto interesse. Camminammo per un paio di ore, cercando in un qualche modo di conoscerci. Raccontò della sua famiglia, dei suoi sogni, della sua realtà quotidiana: la scuola, aiutare in casa, gli amici, i desideri. Tutto intorno a noi stava ad ascoltarci. Una vita normale di un ragazzino di quella età in quel luogo. Poi gli domandai quale fosse il suo piatto preferito. Lui mi rispose “ la Pizza”. Io da buon Italiano gli spiegai che questo delizioso piatto è originario del nostro paese, e gli chiesi da quanto tempo era che non la mangiava. Vidi che qualcosa cambiò in lui. Mi rispose “ Da gennaio, perchè mio padre non se la può permettere”.

Da questa conversazione con Jose’ nasce questo progetto.

Dedicato a mio nonno Mario,

un uomo giusto.

Alessandro Banchelli

[iframe http://www.s4c.it/slides/colosio 100% 800px](text and photos Alessandro Banchelli/S4C)

Playa del carmen, Messico, 20 Ottobre 2011

 

Il cielo nuvoloso di un Messico silenzioso si riflette nell’azzurro del mar caribe sotto un sole che si nasconde dietro una grigia cortina. La terra occupata dagli uomini interrompe a macchie di leopardo la selva, l’urbanizzazione ha conquistato quelle terre che un giorno erano il pantheon della civiltà’ Maya. Da un lato  l’economia turistica ha trasformato il paesaggio e la natura, dall’altro sempre gli stessi. Sempre loro. Il popolo.

Questo lavoro nasce da una storia. Un racconto come tanti, nel mondo. Un breve spaccato di universo, una manciata di sfuggenti immagini.

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“Un pomeriggio dell’Aprile 2011 camminando nei dintorni di casa mia ho incontrato un ragazzino di 10 anni. Uno fra i tanti, che vivono nella periferia di Playa del carmen, la colonia “ Colosio”. Questo appezzamento di terra è ubicato a pochi minuti dal centro della cittadina turistica famosa in tutto il mondo, ma la sensazione è di stare da un’altra parte, uno scorcio di umanità che ho già’ visto tante volte. Così vicino, così lontano.

Jose’, questo è il nome del niño, era incuriosito dalla mia figura; uno straniero che passeggia tranquillamente per quelle strade. Si avvicinò con la serenità che solo un bambino di quella età può avere, ci presentammo e mi chiese se mi poteva accompagnare nella mia passeggiata. Penso che volesse farmi da cicerone o forse la mia persona ai suoi occhi destava molto interesse. Camminammo per un paio di ore, cercando in un qualche modo di conoscerci. Raccontò della sua famiglia, dei suoi sogni, della sua realtà quotidiana: la scuola, aiutare in casa, gli amici, i desideri. Tutto intorno a noi stava ad ascoltarci. Una vita normale di un ragazzino di quella età in quel luogo. Poi gli domandai quale fosse il suo piatto preferito. Lui mi rispose “ la Pizza”. Io da buon Italiano gli spiegai che questo delizioso piatto è originario del nostro paese, e gli chiesi da quanto tempo era che non la mangiava. Vidi che qualcosa cambiò in lui. Mi rispose “ Da gennaio, perchè mio padre non se la può permettere”.

 

Da questa conversazione con Jose’ nasce questo progetto.

 

 

Dedicato a mio nonno Mario,

un uomo giusto. 

Alessandro Banchelli

 

 

Playa del carmen, Messico, 20 Ottobre 2011

Il cielo nuvoloso di un Messico silenzioso si riflette nell’azzurro del mar caribe sotto un sole che si nasconde dietro una grigia cortina. La terra occupata dagli uomini interrompe a macchie di leopardo la selva, l’urbanizzazione ha conquistato quelle terre che un giorno erano il pantheon della civiltà’ Maya. Da un lato l’economia turistica ha trasformato il paesaggio e la natura, dall’altro sempre gli stessi. Sempre loro. Il popolo.

Questo lavoro nasce da una storia. Un racconto come tanti, nel mondo. Un breve spaccato di universo, una manciata di sfuggenti immagini.

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“Un pomeriggio dell’Aprile 2011 camminando nei dintorni di casa mia ho incontrato un ragazzino di 10 anni. Uno fra i tanti, che vivono nella periferia di Playa del carmen, la colonia “ Colosio”. Questo appezzamento di terra è ubicato a pochi minuti dal centro della cittadina turistica famosa in tutto il mondo, ma la sensazione è di stare da un’altra parte, uno scorcio di umanità che ho già’ visto tante volte. Così vicino, così lontano.

Jose’, questo è il nome del niño, era incuriosito dalla mia figura; uno straniero che passeggia tranquillamente per quelle strade. Si avvicinò con la serenità che solo un bambino di quella età può avere, ci presentammo e mi chiese se mi poteva accompagnare nella mia passeggiata. Penso che volesse farmi da cicerone o forse la mia persona ai suoi occhi destava molto interesse. Camminammo per un paio di ore, cercando in un qualche modo di conoscerci. Raccontò della sua famiglia, dei suoi sogni, della sua realtà quotidiana: la scuola, aiutare in casa, gli amici, i desideri. Tutto intorno a noi stava ad ascoltarci. Una vita normale di un ragazzino di quella età in quel luogo. Poi gli domandai quale fosse il suo piatto preferito. Lui mi rispose “ la Pizza”. Io da buon Italiano gli spiegai che questo delizioso piatto è originario del nostro paese, e gli chiesi da quanto tempo era che non la mangiava. Vidi che qualcosa cambiò in lui. Mi rispose “ Da gennaio, perchè mio padre non se la può permettere”.

Da questa conversazione con Jose’ nasce questo progetto.

Dedicato a mio nonno Mario,

un uomo giusto.

Alessandro Banchelli

[iframe http://www.s4c.it/slides/colosio 100% 800px]




There are 7 comments

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  1. Mr. Besozza

    ……splendidi scatti Ale….ma da un professionista meticoloso come te non poteva essere altrimenti!
    Quello che queste immagini mi hanno trasmesso e’ un senso di felicita’ negli occhi della maggior parte di questi bimbi che,se non ricordo male,sono nati e stanno crescendo in un paese in via di sviluppo,(o e’ ancora terzo mondo???) Sarebbe carino realizzare da parte tua un servizio analogo qui in Italia (dove i ragazzini sono sempre malaticci e, incazzati come i genitori)o a new york,forse mosca o tokyo,non so’….cmq cercare di trasmettere una sensazione che influenzi lo spettatore finale per fargli capire che forse,un bambino povero che gioca con una barchetta di carta in una pozzanghera puo’ essere piu’ felice di un bambino “che gioca” con l’ultimo modello di I-phone…un abbraccio..e….continua cosi’ che vai forte!!!

  2. Lore

    Complimenti Banche veramente un bel lavoro, sei riuscito a cogliere nei volti di questi bambini, sia la felicità, dovuta forse anche al fatto di essere fotografati da uno straniero, ma anche la tristezza, dovuta alla loro situazione.
    Complimenti ancora perchè queste foto mi hanno fatto riflettere su quanto può essere dura la vita, bravo continua così.
    Molto bella anche l’introduzione.

  3. Antonio/S4C

    Devo dire che e’ davvero un bel lavoro. E’ piaciuto subito a tutti noi di S4C e partiremo anche da qui per approfondire le suggestioni evocate da Alessandro…

  4. Susanna Antichi

    La parte narrativa è emozionante e ancor più vedere le foto!!!!!
    Non si possono commentare tutte le foto che si vedono, alcune comunicano e altre suscitano un’emozione molto forte di quella che è la realtà, “uno scorcio di umanità così vicina così lontana”…
    Complimenti!!

  5. cecco

    Molto suggestivo. Il racconto, immaginando la storia reale, mi ha commosso. Le foto belle, come sempre. Grande Banche

  6. Conte

    L’ho riletto, e vedi dopo quanto tempo, con l’attenzione che tutta la pagina meritava.Mi ha emozionato davvero.
    Compliementi
    Luca


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