Lo sguardo di 2 Gagi
-
0
-
0Shares
Progetto fotografico sulla comunità sinta a Pavia
A cura di Simone Ludovico e Enrico Doria
Pavia.Via Lungo Ticino Sforza.
Percorrendo questa strada, ad un certo punto, si intravede uno spazio semi nascosto dietro le piante, con qualche roulotte e camper, qualche casetta con persone sparse qua e là, e bambini che corrono, o giocano.
Un giorno ci è venuta la curiosità di entrare in questo territorio un po' separato dal resto della città ma visivamente vicino, filtrato soltanto da sprazzi di vegetazione.
Abbiamo così deciso di varcare quella soglia immaginaria che separa uno spazio pubblico qualsiasi da un “campo nomadi”, una soglia che non si presenta nella sua forma classica, con una porta, un cancello etc. ma coincide con la presenza disordinata di insediamenti temporanei e/o stanziali; avverti di essere in casa di qualcuno senza aver oltrepassato una barriera, senza aver penetrato uno spazio architettonicamente chiuso, senza aver chiesto il permesso di entrare.
Sei all'interno di uno spazio e al contempo all'esterno.
Questa è la sensazione che abbiamo provato la prima volta che siamo entrati nel campo sinti di piazzale Europa.
Siamo stati accolti con una naturale curiosità mista ad un pizzico di diffidenza che ci ha portati a chiarire subito le nostre intenzioni: “Vorremmo conoscervi!” è stata la nostra formula, molto semplicemente, “e se non vi disturba, ritorneremo per fare delle fotografie...”.
Chiarita immediatamente la nostra identità di “Gagi” (termine sinto per indicare chi non lo è) in rapporto al loro essere Sinti, lentamente siamo entrati in contatto con la gente del campo con cui, ritornando ripetutamente, siamo riusciti a costruire un rapporto più confidenziale.
Nel corso dei mesi le nostre impressioni si sono fissate via via sulle fotografie con cui abbiamo raccontato sprazzi della loro vita vista dagli occhi “esterni”di due Gagi; spesso i bambini del campo, estremamente vivaci, hanno partecipato attivamente alla nostra campagna fotografica, scattando in prima persona con le nostre macchine fotografiche e meravigliandosi della magia di potersi ritrarre tra loro.
Ci siamo ritrovati dopo più di un anno con tantissime immagini, per noi preziose, che raccontano proprio quell'esperienza emersa dall'aver varcato un giorno la soglia; oltrepassare una barriera più mentale che fisica ci ha permesso di avvicinarci ad una cultura e uno stile di vita, inevitabilmente attraenti per i valori di comunità e solidarietà così tangibili, senza dimenticare la nostra identità di Gagi, che si limitano a trasmettere le loro suggestioni, come frammenti di un'esperienza.
-
0
-
0Shares
Complimenti ai due autori: un lavoro appassionato e profondo, faccio fatica a distinguere le due diverse mani..
E poi compolimenti per essere riusciti ad entrare così in relazione con i vostri soggetti, non deve essere stato facile…
Grazie Roberto! Ci vuole tempo per entrare in relazione con gli altri in generale credo. Loro ci hanno accolti subito bene direi però è solo dopo aver assorbito molto attraverso la frequentazione che ho sentito di poter restituire anche un loro spazio più intimo…ed è quello che mi gratifica di più, perchè mi fa sentire in sintonia anche con me stesso…è un procedere a piccoli passi. Grazie ancora!