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La Terra dei Fuochi

(testo e foto di Vincenzo Viglione)

Parlare di quella porzione di territorio campano nota col nome di “terra dei fuochi”, per chi la vive, è sempre piuttosto complicato. Si fa veramente fatica a spiegare che cos’è oggi, ma soprattutto, come si è arrivati al dramma che interessa le popolazioni di quella fascia di territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta un tempo celebre come Campania Felix.

Quella che abbiamo provato a raccontare è la storia di oltre trent’anni di gestione sconsiderata di un autentico patrimonio ambientale che invece di essere, protetto, tutelato e valorizzato è stato aggredito in lungo e in largo con una spietatezza che si è spinta fino a raggiungerne le viscere.

Quelle viscere che dopo lo sventramento dei terreni a ridosso del litorale domizio da cui per anni, in maniera del tutto incontrollata, sono state estratte le terre che da un lato hanno alimentato i lunghi anni di speculazione edilizia che lungo il litorale ha spinto ville e villette fin sopra le spiagge e che oggi, in località come “Bagnara”, nel comune di Castel Volturno, viene pagata a caro prezzo dalle costruzioni che si stanno letteralmente disintegrando sotto l’azione congiunta dell’erosione e delle onde che dopo aver divorato la spiaggia antistante terminano la loro corsa a ridosso delle murature riducendoli a brandelli, ponendo il quesito che a molti sfugge di come smaltire queste macerie.

L’altra quota di terre invece, come molti sapranno grazie anche alle recenti rivelazioni di un ex boss della camorra, è stata sistemata lungo quei serpentoni d’asfalto che si intrecciano tra le periferie delle province di Napoli e Caserta che, progettati e costruiti quasi ad arte, hanno prima sepolto e poi veicolato milioni di tonnellate di rifiuti tossici di ogni genere che in pochi anni hanno dapprima colmato le cave lasciate libere dalle estrazioni che nel frattempo erano diventati veri e propri laghetti artificiali a causa della risalita dell’acqua della falda raggiunta in seguito agli scavi selvaggi, e poi realizzato vere e proprie piramidi di veleni coperte dalle immani quantità di spazzatura tirati via dalle strade negli anni dell’emergenza rifiuti campana.

Il risultato, di tutto questo, di impianti di compostaggio realizzati e mai entrati in funzione, di impianti cosiddetti CDR (oggi STIR) che invece di produrre le leggendarie (eco)balle non hanno fatto altro che impacchettare e spedire sotto il cielo campano rifiuti di ogni specie, oggi lo ritroviamo in vere e proprie colline che, disseminate tra i comuni come quelli di San Tammaro , Giugliano, Acerra, Castel Volturno, si sono trasformate in ecomostri come i depositi di Taverna del re (Giugliano) e lo Spesso (Villa Literno). Autentico emblema del disastro campano in tema di gestione dei rifiuti.

A fare il paio con questa gestione scellerata e criminale di discariche autorizzate e non, di cave per lo più abusive o comunque non adatte ad ospitare rifiuti, si affianca l’altrettanto drammatico fenomeno racchiuso nella definizione “Terra dei fuochi”, che è quello dei roghi tossici.

Una pratica che da anni dipinge l’orizzonte di questo territorio di lunghe colonne di fumo nero, denso e carico di inimmaginabili quantità di sostanze tossiche nocive, come le diossine, nemico giurato dei tantissimi attivisti e semplici cittadini impegnati ogni giorno nella crociata contro lo sversamento illegale e il conseguente incendio di rifiuti.

Dai semplici rifiuti solidi urbani di ogni genere alle attività collegate all’edilizia, dai residui di lavorazione provenienti dalle numerose fabbriche tessili e calzaturiere operanti in nero allo smaltimento dei pneumatici fuori uso o di scarti di carrozzeria e officine meccaniche. Insomma un flusso inarrestabile che quotidianamente raggiunge angoli nascosti in piena campagna ovvero, le immediate periferie dei centri abitati di alcuni comuni dove con estrema sistematicità questi enormi cumuli che di volta in volta vengono incendiati per ridurne il volume e lasciare spazio al ripetersi incontrollato della sequenza sversamento-cumulo-rogo.

Una sequenza che proprio in queste ore prosegue indisturbata foraggiando l’avido business dello smaltimento illecito di rifiuti e il continuo avvelenamento della terra dei fuochi, il cui capitolo finale sembra essere ancora lontano dall’essere scritto.

Vincenzo Viglione

 




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