La storia di Andrea e Giovanna
Non serve un lucchetto per l’amore vero, ma allegria e volontariato
(foto: Francesca Guerrini, testo: Valentina Sanna)
Diciamocela tutta: aiutare gli altri è una vocazione. Ad alcune persone riesce malino, ad altre benino, ad altre ancora invece viene naturale, e viene pure alla grande.
Lunedì 5 novembre io e Francesca abbiamo conosciuto due persone meravigliose, Andrea e Giovanna, a cui fare volontariato nasce spontaneo, e lo fanno con la gioia nel cuore.
Andrea e Giovanna fanno parte di un’associazione, Gli Angeli del Bello, che si occupa di preservare, curare e mantenere tutto il “bello” che Firenze possiede, dai monumenti ai giardini. Un vero esempio di volontariato culturale, di quello dove ci si impegna parecchio, soprattutto fisicamente.
E infatti il nostro incontro è avvenuto alle 9 del mattino a Ponte Vecchio, dove i nostri angeli dovevano togliere i vari lucchetti (per i più romantici “pegni d’amore”) che ormai assediano il povero Ponte.
Accolte da un meraviglioso sorriso di Giovanna e da una sincera stretta di mani di Andrea, ci mettiamo poco a fare amicizia e a farci coinvolgere, perché loro sprizzano energia da tutti i pori, nonostante il freddo e nonostante la pioggia.
E mentre tra pinze, tenaglie e tronchesine i lucchetti cadono giù uno dopo l’altro, miseramente, loro ci raccontano la loro storia. Andrea e Giovanna stanno insieme da 30 anni, e come sottolinea lei “non sono il lucchetti che fanno il vero amore! Questi grulli!!”.
E come darle torto? Il loro amore lo hanno coltivato giorno per giorno, tra due figli ormai grandi, bangee jumping (perché loro hanno fatto anche questo!) e una vita votata al volontariato.
Con l’associazione si occupano anche della manutenzione dei Giardini di Boboli, di togliere le scritte dai muri, e molto altro ancora. Ma, come ci tiene a sottolineare Giovanna, loro sono stati anche Angeli del Fango, in quel lungo e lontano 4 novembre del ’66, quando Andrea e Giovanna avevano rispettivamente 17 e 14 anni.
Ci raccontano di come Firenze dopo l’alluvione fosse divisa in due, un po’ come Manhattan in questi giorni, e di come in alcune zone l’energia elettrica e l’acqua potabile mancarono per mesi interi. Giovanna correva per la sua via tutto il giorno per aiutare negozianti e persone comuni, mentre Andrea con la sua lambretta aveva il compito di portare l’acqua a chi non ne aveva.
I loro occhi, mentre sono impegnati a “slucchettare” la ringhiera del monumento a Ponte Vecchio, si riempiono di ombre, come se ancora avessero di fronte quelle immagini tristi, le voci, i colori, i suoni, di quelle vie, di quelle vite spazzate dal fango. Ma il loro sorriso e la loro risata ricompare velocemente, anche perché nel frattempo sono diventati le star di Ponte Vecchio, e vengono immortalati da tutti i turisti che passano: i giapponesi impazziscono alla loro vista, ed è carino pensare che i nostri angeli avranno una loro foto anche nel lontano Giappone!
Alla fine, dopo che l’ultimo lucchetto è stato trionfalmente staccato, ci mostrano orgogliosi la busta piena e pesante di ferro, che porteranno da un ferramenta per il riciclo “perché mica vanno persi! Si recupera tutto qua!”.
Ci salutano felici, si raccomandano di avere le foto, così da poterle postare su facebook, si mettono in posa per un ultimo scatto, si scambiano un bacio e vanno via, mano nella mano e col sacco sulla spalla.
È inutile, ci sono persone a cui il volontariato nasce spontaneo e viene benissimo, e chiamarle Angeli, diciamocelo, è proprio azzeccato.
Valentina Sanna/S4C Firenze
Bellissimo articolo, fantastico lavoro! Complimentoni! Noi a Retake Roma abbiamo fatto una cosa simile al Ponte Milvio. Dovremmo conoscerci! Cercateci su Facebook: RetakeRoma