fotos4c

La grammatica delle storie – Story grammatics

english and spanish below –

(di Andrea Cardoni/S4C)

Liberare lo spazio dall’hard disc sul proprio computer.

Scaricare le foto. Aspettare il download e intanto aprire una pagina bianca, formato 70×100.

Immaginare la disposizione dei pannelli e disegnarne la mappa. Contattare la tipografia. Contattare la provincia. Cancellare la mappa dei pannelli. Ridisegnare la mappa.

Vedersi in un bar e scegliere le foto giuste per scrivere una storia fatta da tante storie.

Vedersi presto per non fare tardi.

Commuoversi davanti a storie che hai visto, scattato, scritto e letto.

Fare tardi e scrivere fino a presto, per poi andare a lavorare.

Trovare il font giusto e ridimensionare le scritte.

Stare attenti alle abbondanze e alle tonalità di nero.

Scegliere il telo nero giusto. Continuare a leggere le email di tutti, nonostante l’oggetto sia diventato: Re:Re:Re:Re:Re:Re:…

Preparare la cassetta degli attrezzi talmente bene il giorno prima, da dimenticarsela il giorno dopo. Prenotarsi un giorno di ferie non per l’inaugurazione, ma per montare e smontare tutto.
Inviare il comunicato stampa. Darsi appuntamento sul retro del palazzo della mostra e accorgersi che “Si, il freddo è arrivato. Proprio oggi che c’è da scaricare un furgone”.

Aspettare l’arrivo di tutti e soprattutto dei pannelli. Scendere le scale con i pannelli, i tavoli e rischiare di distruggere il tetto ad ogni passo. Imparare a usare una sparachiodi per sistemare il telo nero giusto.

Cercare i sincronismi e la giusta tecnica per caricarsi sulle spalle i pannelli e vedere, con rammarico, che Emme la tecnica giusta l’ha già trovata da un bel po’.

Tendere il telo nero giusto fino al punto che usare il ferro da stiro non serve più. Scoprirsi impauriti dalla tentazione di voler scoppiare il pluriball che fa da imballaggio ai pannelli…e per la prima volta nella vita riuscire a non cedere. Imprecare con la tipografia e tutti gli dei della fotografia per un nero meno nero e un giallo troppo prevalente. Scoprirsi tutti quanti desiderosi di togliere i pannelli dall’imballaggio per cercare di vedere cosa c’è dentro, nonostante tutti conosciamo a memoria tutte le foto.

Nello stesso momento avere il terrore di toccarli quei pannelli, soprattutto agli angoli.

Ammirare quelle foto come se fosse la prima volta e notare che Jen, nell’ultima foto, ha lo smalto alle unghie e che Giulia è bella davvero. Tagliare un pezzo della torta della nonna di Dario e sentire che, mangiandola e sbriciolandosi addosso come fanno gli altri, è la cosa più buona del mondo.

 

Questa è la grammatica per raccontare le storie che non racconta nessuno. Un scienza imperfetta non scritta. Una tecnica con istruzioni scritte da altri che ora dovete vedere per iniziare a scriverla.

Andrea Cardoni/S4C

———-

Ps e ora tutti all’inaugurazione di Storie4Change oggi pomeriggio alle 18:00!

 

Story grammatics

(by Andrea Cardoni/S4C)

Free some space from the computer’s hard drive. Download the photographs. Open a blank 70 x 100 format canvass while they finish.

Imagine the layout for the panels and design the structure. Choose a font, get in touch with the Province, delete everything, and start again.

Meeting at a bar to choose the right photographs that will allow writing a story made of many stories. The meeting is early, that way it won’t be too late when we finish.

Be touched by all the stories I’ve seen, some I photographed, and some I wrote and some I simply read.

Continue writing until late at night and get up early for work.

Choose the right font and adjust the size of the writing.

Control the intensity of black. Choose the right tone of black cloth.

Continue to read everybody’s emails, even if the subjects have turned to Re:Re:Re:Re:Re:Re:…

Prepare a perfectly equipped toolbox just to forget it at home the next day.

Ask for a day off work not to enjoy the exhibition’s inauguration but to set everything up before it starts and take everything down after it finishes.

Arrive at the meeting point behind the Palazzo just to realize that the cold weather has begun, “precisely today, when we need to unload a truck full with material”

Anxiously wait for everyone to arrive, bus especially for the panels.

 

Take the panels and tables down the stairs risking damaging the ceiling with each step. Learn how to use a nail gun to fix the black cloths.

Look for the right way to carry the panels on one’s back and notice, jealously, that Emme learned that technique long ago.

Stretch the black cloth to the point where the metal canvas is about to break.

Discover myself frightened with the temptation to begin popping the bubble wrap from the panels and, for the first time in my life, be able to resist.

Discover everyone anxious to unwrap the panels even if we all know what’s inside and know by heart each one of the photographs.

And, at the same time, be afraid to touch the panels, especially on the edges. Admire the photographs as if it’s the first time you see them and notice that Jen, in the last photo, has painted nails and that Giulia us truly beautiful.

Cut a piece of the cake that Dario’s grandmother made and fill how eating it and getting covered in crumbs, together with the rest of the group, is the most delicious thing in the world.

This is the grammaticism to tell a story that no body tells. An imperfect, and unwritten science. A technique with instructions written by others that you must know observe and begin to write yourselves.

Roma, december 4th, 2012

Andrea Cardoni

—————————————————————

La gramática de las historias

 (de Andrea Cardoni/S4C)

 

Liberar espacio del disco duro de la computadora. Descargar las fotografías. Esperar que éstas se descarguen y mientras abrir una página en blanco, format 70X100.

Imaginar la disposición de los páneles, diseñar la estructura. Elegir la tipografía, contactar a la Provincia. Borrar el diseño ya hecho y rediseñar.

Reunión en un bar para elegir las fotogrfías correctas que permitan escibir una historia hecha de muchas historias. Reunión temprano, para no terminar demasiado tarde.

Conmoverse frente a todas esas historias que has visto, algunas has fotografiado, has escrito y has leído.

Continuar hasta tarde escribiendo para después, temprano ir a trabajar.

Elegir la fuente correcta, y redimensionar el escrito.

Controlar la intensidad de negro. Elegir el tono justo de la tela negra.

 

Continuar leyendo los correos de todos, aún si el mail se ha transformado en la Re:Re:Re:Re:Re:Re:…

Preparar la caja de herramientas perfectamente un día antes para olvidarla al un día después.

Pedir un día libre en el trabajo no para disfrutar la inauguración, sino para montar y desmontar todo.

Fijar la cita de encuentro detrás del Palazzo para darse cuenta de que sí, el frío ha llegado “justo hoy cuando hay que descargar un camion con material”.

Esperar con ansias la llegada de todos, pero sobre todo de los páneles.

 

Bajar la escalera con los paneles y las mesas, corriendo el riesgo de destruir el techo a cada paso.  Aprender a utilizer una pistol de clavos para ajustar el telón negro.

Buscar la técnica correcta para cargar en la espalda los paneles y ver con recelo que Emme ya ha econtrado esa técnica desde hace ya un buen tiempo.

Estirar el telón negro justo al punto donde el fierro para estirar no sirve más.

Descubrirse asustado ante la tentación de querer comenzar a reventar las burbujas del papel de empaque de los paneles y por primera vez en la vida lograr resistir la tentación.

Descubrir a todos deseosos de retirar el papel de empaque de los páneles para ver qué hay dentro, aún si todos conocemos ya de memoria cada una de las fotografías.

Y, al mismo tiempo temer de tocar los páneles sobre todo en los ángulos. Admirar  esas fotografías como si fuera la primera vez y notar que Jen, en la última fotografía, tiene las uñas pintadas y que Giulia es realmente bella.

Cortar un pedazo del pastel de la abuela de Dario y sentir que el comerla y llenarse  de moronas al igual que los demás, es la cosa más rica de este mundo.

Esta es la gramatica para contar la historia que no cuenta ninguno. Una ciencia imperfecta, no escrita. Una técnica con instrucciones escritas por otros que ahora tendrán que mirar para iniciar a escribirla ustedes.

Roma, 4 dicembre 2012

Andrea Cardoni

 




There are no comments

Add yours

twelve + 20 =