La fotografia ha una coscienza sociale?

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La fotografia presenta la verità, anticipa il discorso pubblico  e spinge all’azione e sprona il cambiamento sensibilizzando e stimolando il pensiero collettivo.

Quali sono le fotografie che hanno cambiato il mondo? Quali hanno stimolato la coscienza collettiva avviando un cambiamento anche sociale?

La fotografia ha una coscienza sociale?

Antonio

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There are 8 comments

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  1. Patricia

    Ok, io ci lavoro un po’ questo week-end e ti rispondo. Purtroppo, i miei libri di fotografie -con appunti e commenti- sono tutti ad Andorra, e non mi ricordo a memoria le foto che io considero importanti per la coscienza sociale. Però è un bel esercizio da fare, io ci sto! PQ

  2. Francesco Cianciotta

    Ma una fotografia, la fotografia in generale può cambiare il mondo? Pensosubito alla fotografia della bambina vietnamita nuda che scappa da un bombardamento al napalm, e penso che quella è una foto che ha cambiato qualcosa. Poi penso che i cambiamenti gli giravano attorno e che quell’immagine ha funzionato come un “perno” attorno al quale si sono avviluppati pensieri, emozioni, riflessioni e ha portato molti alla consapevolezza di quello che era la guerra in vietnam. C’era molta nformazione all’epoca, molta più documentazione di qualsiasi altra guerra precedente. La tv aveva portato le cifre (10.000 morti, 100.000 bombe sganciate, ecc.) fuori di fogli statistici e le aveva rese vere. Ma è la fotografia, con la sua “fissità” che contribuisce alla riflessione, più delleimmagini in movimento e rimane in testa come un mantra con i suoi dettagli continuamente scavati dalle riflessioni a cercare il significato di ciò che rappresenta

  3. Antonio/Circolo dei Viaggiatori

    Patricia, attendiamo! :-)

    Francesco, hai ragione.
    E’ la “fissità” che contribuisce alla riflessione. Sarà la morbosità insita in ciascuno di noi forse? Siamo catturati dalla forza magnetica di un’immagine che fissi per sempre un attimo drammatico.

    Io rilancio con la foto degli scontri di piazza Tienanmen. Quella del ragazzo immobile davanti al carro armato. Che forza…. Un individuo che ferma la storia.

  4. Francesco Cianciotta

    Mmmmhhhh…. Un bell\’esempio: inconsapevole? Quella fotografia, è uno still frame di una ripresa televisiva!
    Io non penso alla morbosità, nel senso che non vedo \”morbo\” nella capacità attrattiva di un\’immagine. Penso che certe immagini abbiano la capacità di riorganizzare il senso attraverso la dispozione delgi elementi che la compongono. Bob Capa e il miliziano che muore, Steichen e il ritratto di Pierpoint Morgan. Oppure, e questo è un bell\’esempio, la foto dell\’elicottero sul tetto dell\’ambasciata di Hanoi con la colonna di fuggiaschi. E\’ un bell\’esempio dell\’umiliazione degli USA, soprattutto perchè quello NON era il tetto dell\’ambasciata: ma così è rimasto nel significato storico ed immaginario collettivo.
    Di nuovo, penso ad una forza \”mantrica\” capace di pervadere gli individui e porli uno stato di riflessione propria alla ricerca di significati profondi ed universali. Insomma, va oltre la rappresentazione (perchè non altre foto del vietnam, della guerra di Spagna, di Piazza Tienammen? eppure ce ne erano!)

  5. claudia rocchini

    Sì, assolutamente sì, decisamente sì :)
    Non citerò le grandi immagini che tutti noi, bene o male, abbiamo in mente.
    Mi limito a copiare una parte dell’intervista rilasciate da Joel Sartore, fotografo del National Geographic, a Fotografia Reflex.
    Un piccolo ma significativo esempio di come, realmente, una fotografia possa provocare un rigurgito di coscienza sociale.

    Quale delle tue fotografie ha per te un significato veramente particolare?

    L’immagine dei due pappagalli Ara macao in volo, scattata nel Parco di Madidi in Bolivia, ha un grande significato per me. In parte, a causa delle terribili condizioni fisiche in cui mi trovavo durante il servizio e di ciò che ho dovuto passare per ottenere la fotografia; ma, soprattutto per l’effetto che da quell’immagine ha determinato.
    Il governo boliviano era pronto a costruire una diga che avrebbe inondato l’intero Parco nazionale.

    Quando venne pubblicato il servizio, questi due pappagalli apparvero sulla copertina del National Geographic, costituendo una grande pubblicità per Madidi. In seguito, mi è stato detto che, subito dopo l’uscita della rivista, sono state fatte molte pressioni sul governo per fermare il progetto. Così è stato, ed il parco è stato salvato. Attualmente, la costruzione di una strada rappresenta una nuova minaccia per Madidi, ma, per lo meno, oggi non c’è una diga al posto della foresta.


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