Il Patio: scegliere di essere ragazzi

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(testo e foto di Valerio Muscella)

Il presente lavoro è stato svolto presso il Patio Don Bosco, centro diurno appartenente ad un più ampio intervento sociale (Proyecto Don Bosco) dei Salesiani di Santa Cruz de la Sierra in collaborazione con l’Ong italiana VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), per la quale il sottoscritto ha lavorato un anno come operatore sociale nel suddetto centro.

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Il progetto è nato circa 20 anni fa in risposta all’aumento e al consolidarsi del fenomeno dei ragazzi di strada nella città di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, uno dei paesi più poveri del Sudamerica.

Insieme con un’altra casa per l’accoglienza notturna, Techo Pinardi, il Patio è il primo step di un lento e doloroso processo di reintegrazione sociale dei ragazzi. Molti di questi sono scappati da casa in seguito a maltrattamenti ricevuti da genitori incapaci di prendersi cura di loro, altri invece sono stati semplicemente abbandonati da genitori in emigrazione verso paesi europei (soprattutto la Spagna); così, nella maggior parte dei casi, arrivano alla casa d’accoglienza soli, stanchi, pieni di ferite e storditi dalle droghe.  

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I ragazzi vivono il Patio come una vera alternativa alla strada; scelgono di non tornare in strada e scelgono di affrontare un duro cammino di disintossicazione tramite un lento abituarsi alle regole e alla convivenza serena, quotidianamente accompagnati da operatori sociali preparati.

Qui, ogni giorno dell’anno per tutto l’anno, dalla mattina alla sera, possono riposare, mangiare un pasto caldo, lavare le proprie cose, studiare, rilassarsi, partecipare a dei laboratori creativi, giocare e soprattutto non pensare a quelle dinamiche sociali ben più grandi di loro che li costringono ad una vita di strada fatta di alcool, colla da sniffare, crack, prostituzione e piccoli furti. 

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In base all’età e alla loro volontà, ogni ragazzo viene avviato e seguito verso i successivi step del progetto, seguendo un percorso di reintegrazione sociale: alcuni tornano a scuola (Hogar Don Bosco, Grana Moglia), altri seguono dei corsi professionali di avviamento al lavoro (Barrio Juvenil, Miguel Magone), altri ancora seguono un progetto di reinserimento familiare.
Le statistiche affermano che il numero di ragazzi di strada aumenta vertiginosamente ogni anno in Bolivia così come nel resto del mondo; troppe volte il fenomeno dei ragazzi di strada è stato visto e descritto come una piaga sociale, come un qualcosa da estirpare e come l’origine del malessere della società. Forse è vero proprio il contrario. In fondo loro vogliono solo essere quello che sono: ragazzi.

Valerio Muscella

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EL PATIO

(text and photos: Valerio Muscella/S4C)

This work is about the “Patio Don Bosco”, a day-care center within the scope of a wider social undertaking (Proyecto Don Bosco) of the Salesians of Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) in collaboration with the Italian NGO VIS (Volunteers for International Development), for which I have worked a year as a social worker in that center.

The project started about 20 years ago in response to the rise and consolidation of the phenomenon of street children in the city of Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, one of the poorest countries in South America.

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Together with another night shelter, Techo Pinardi, the Patio is the first step in a slow and painful process of social reintegration of children. Many of these have fled from home as a result of mistreatment by parents unable to care for them, while others were simply abandoned by parents emigrated to European countries (especially Spain), so, in most cases, they arrive at the house alone, tired, full of wounds and dazed by drugs.

 
 

The boys live in the Patio as a real alternative to the road, choosing not to return to the road.

 

 

They choose to face a hard road to get used to detoxification via a slow and serene coexistence rules, prepared daily, accompanied by social workers. Here, every day of the year – all year long, from morning to night – they can rest, eat a hot meal, wash their own stuff, study, relax, take part in creative workshops, play and above all not  think about the social dynamics much bigger than themselves that force them to a life on the streets made of alcohol, glue sniffing, crack, prostitution and petty theft.

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By age and depending to their will, each child moevs towards the next step of the project, following a path of reintegration: some go to school (Hogar Don Bosco, Grana Moglia), others follow vocational courses starting work (Juvenil Barrio, Miguel Magone), others follow a family reintegration program.

The statistics show that the number of street children increases dramatically each year in Bolivia as well as in the rest of the world.Tthe phenomenon has been seen and described as a social evil, as something to be eradicated, and as the  origin of the malaise of society. Perhaps the opposite is true. Basically they just want to be what they are: kids.

Valerio Muscella

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