I ragazzi di strada di Niamey

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Quale futuro dopo la caduta del grande vecchio ed il governo della giunta militare? (testo e foto di Alfredo Bini)

Il Niger è il paese con i tassi di fertilità e mortalità infantile più alti del mondo, due aspetti contrapposti di un problema strutturale complesso che dopo il colpo di stato del 18 febbraio scorso e l’insediamento della giunta militare al governo, faticherà a trovare una rapida soluzione. Il tasso di crescita della popolazione nigerina è tra i più alti del pianeta con cifre ufficiali ed ufficiose comprese tra il 3,4% ed il 4%. Ogni Donna ha in media 7 figli ma ne desidererebbe almeno 11 ed oltre il 45% degli abitanti ha meno di 15 anni. Con questi ritmi gli attuali 14 milioni di nigerini arriveranno ad essere 50 milioni nel 2050, nonostante la mortalità infantile sia anch’essa tra le più alte del mondo con 81 morti entro il primo anno ogni 1000 bambini nati vivi.

Alfredo Bini/Cosmos for S4C

L’economia prevalentemente agricola del paese è basata su un territorio coltivabile di appena il 4%, restituendo un indice di terra disponibile per nucleo famigliare di 0,7H, un valore molto vicino al limite di stabilità sociale che alcuni studi indicano in 0,5H. Questi fattori demografici uniti ad altri di carattere sociale e culturale sono alla base delle difficoltà che sia il vecchio governo di Tandja che quello nuovo della giunta militare hanno trovato nella gestione della fascia di popolazione compresa tra i 10 ed i 30 anni.

Nelle principali città del paese il problema dei ragazzi di strada e la derivante criminalità minorile stavano divenendo così preoccupanti che nel 2008 il presidente Mamadou Tandja, contravvenendo al ferreo principio autarchico che spesso lo vedeva negare e minimizzare le emergenze umanitarie ed alimentari più evidenti, chiese l’aiuto delle agenzie Onu e delle Ong per l’attuazione di una politica sociale di recupero dei ragazzi, il SEJUP (Educative, Preventive and Judiciary Service program).

Tandja tuttavia negli ultimi mesi del suo governo aveva dovuto assistere alla progressiva sospensione degli aiuti esteri a causa dei controversi fatti politici perpetuati durante il 2009. Giunto alla scadenza del secondo e ultimo mandato costituzionale, dopo alcuni goffi tentativi di modificare la costituzione per ripresentarsi alle elezioni, aveva indetto una serie di referendum e suffragi parlamentari confermativi, dove però avevano aleggiato ombre di brogli. Solo il colpo di stato della giunta militare CSRD (consiglio supremo ripristino democrazia), ha messo fine alle sue prove di potere. Attualmente il colonnello Salou Djibo ed il professore universitario Mahamadou Danda, nell’ordine presidente e primo ministro provvisorio del nuovo governo, sembrano godere di buon credito tra la popolazione nigerina e le istituzioni estere, tanto da persuadere i governi stranieri a riaprire le linee di credito per la fornitura di aiuti alimentari ed economici.

Alfredo Bini/Cosmos for S4C

I recenti referendum confermativi della nuova costituzione, una delle più avanzate e partecipate dell’Africa e non solo, sembrano andare nell’ottica di una buona capacità della giunta militare di creare le basi normative e culturali per permettere ai prossimi governi di risolvere i problemi che affliggono il paese dai tempi della propria indipendenza. Compreso, si spera, quello dei ragazzi di strada.

Il reportage documenta le condizioni di vita di alcuni giovani di Niamey e l’impatto della politica di recupero SEJUP sulle loro vite. Gli undici centri SEJUP del paese, sono gli unici luoghi dove i ragazzi di strada, anche con piccoli problemi penali, possono recarsi per imparare un mestiere, studiare o semplicemente lavare i propri vestiti. Poter evitar loro il carcere significa aver maggiori possibilità di recupero, soprattutto se possono contare su una struttura “sicura” come punto di riferimento. Il programma SEJUP, supportato dall’Unicef attraverso un progetto di scala nazionale, è gestito da personale del ministero della gioventù e della giustizia e fornisce assistenza e formazione anche all’interno delle sezioni minorili e femminili del carcere di Niamey.

Anche l’ong italiana Bambini nel Deserto , già presente ad Agadez con progetti come Exodus, un programma di assistenza per i migranti in transito nell’antica città carovaniera, ha in previsione l’apertura di un centro d’assistenza per i ragazzi di strada della città

Alfredo Bini

Photogallery (copyright: Alfredo Bini/Cosmos for S4C) :


Street Kids in Niamey

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The street kids of Niamey. What does the future hold after the fall of the great old man and the military government?

(By Alfredo Bini)

Niger has the highest fertility and infant mortality rates in the world, two juxtaposed aspects of a complex structural problem which, after the coup d’état of February 18th 2010 and the inception of the military government, will be neither easily nor quickly resolved. The population growth rate in Niger is amongst the highest in the world, with official and officious figures between 3.4% and 4%. Every woman bears an average of 7 children, but would like to have 11, and over 45% of the population is under the age of 15. At this rate of growth the current population of 14 million people will have reached 50 million by 2050, even though the infant mortality rate is also amongst the highest in the world, with 81 deaths within the first year of life for every 1000 children born alive.

The country’s prevalently agricultural economy is based on arable land which represents just 4% of the country’s surface area, giving a plot of land per family of 0.7h, which is very close to the social stability limit which some studies set at 0,5h.  These demographical factors, together with others of social and cultural nature,  are the basis of the difficulties that both the old Tandja government and the new military body have found in managing the 10-30 age-group of the population.

Alfredo Bini/Cosmos for S4C

In the main cities the problem of the street kids and the deriving youth criminality were becoming so worrying that in 2008 president Mamadou Tandja, against the rigid autarchic principle which had often seen him denying and minimizing the most evident humanitarian and food-realted crises, requested help from the UNO agencies and NGO’s for the activation of  a social policy for the recuperation of the youngsters, the SEJUP (Educative, Preventive and Judiciary Service program).

However during the last months of his presidency Tandja’s government was forced to witness the progressive suspension of aid from overseas due to the controversial political events of 2009. At the end of the second and last constitutional term of office, following several clumsy attempts to modify the constitution to re-stand for election, he carried out a series of confirmative referenda and parliamentary votes, which were clouded over by allegations of cheating. It was only the coup d’état of the military council SCRD (Supreme Council for the Reinstatement of Democracy) which put an end to his power games. The new government’s president colonel Salou Djibo and prime minister university professor Mamadou Danda appear to be enjoying good favour both with the Niger population and foreign institutions, so much so as to persuade overseas governments to reopen credit lines for the supply of food and economic aid.

The recent confirmative referenda of the new constitution, one of the most advanced and participated in Africa and beyond, seem to support the good ability of the military council to create the normative and cultural bases which will allow future governments to resolve the problems that have afflicted the country since the times of its independence – including, one hopes, the problem of the street kids.

Alfredo Bini/Cosmos for S4C

The reportage documents the living conditions of some of the youngsters of Niamey and the impact of the SEJUP recovery policy on their lives. The eleven Sejup centres in Niger are the only places in the whole country where the street kids, some of whom have minor penal offences on their records, can go to learn a trade, study or simply to wash their clothes. Avoiding imprisonment for these youngsters increases their chances of reintegration, especially if they have a “safe” structure as a point of reference. The SEJUP program, supported by Unicef through a programme on national scale, are managed by the ministry of youth and juvenile justice, and the same type of assistance is also provided in the juvenile and female detention centres.




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