E’ il confine che ti disorienta – The border disorients you
[english version below]
Abbiamo già parlato di Etiopia e delle situazioni drammatiche che la popolazione è costretta ad affrontare quotidianamente.
Questa volta le raccontiamo attraverso le immagini e le parole di Margherita Mirabella che ha seguito le attività del VIS nel Paese, nell’ambito di un’ormai solida collaborazione tra S4C e VIS.
Storie che parlano dell’estrema povertà dei villaggi a ridossa di Sudan e Somalia e dei bambini di strada nell capitale Addis Abeba.
Ma sono anche storie positive di sostegno alla sofferenza attraverso programmi di educazione e sviluppo. Delle belle storie, insomma.
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E’ il confine ti disorienta
(testo e foto di Margherita Mirabella/S4C)
Oggi siamo a Gambella, confine con il Sud Sudan, Abba Filippo, un salesiano che sorride sempre, mi spiega che se dovessi incontrare un pitone, e disgraziatamente cadere, dovrei sdraiarmi , tenere una gamba distesa e l’altra ben sollevata in modo che il rettile possa cominciare ad ingoiarmi dalla gamba alla sua portata senza poter andare oltre.
Una volta arrivato all’inguine si bloccherà ed io che naturalmente avrò in tasca un coltellino gli aprirò la bocca in un mortale sorriso e me lo sfilerò come uno stivale.
Come non pensarci..
Improvvisamente incontriamo una coda di camion, la strada ha ceduto, a causa delle piogge, le stesse piogge che sono benedette quando nutrono questa terra difficile oggi hanno ingoiato una strada.
Non si può proseguire, decine di persone accampate attendono che qualcuno arrivi con un mezzo capace di estrarre i camion dalla voragine . Decine di persone attendono senza mostrare rabbia, frustrazione o stanchezza, alcuni dormono, altri si lavano nelle pozze d’acqua . Torniamo indietro, noi che possiamo.
Arriviamo ad Ibago, uno dei villaggi dove il VIS ha costruito un pozzo; ci accolgono festanti, sorridono, corrono verso di noi, adulti e bambini, la nudità o seminudità così naturale, le donne lavorano il mais per ore pestandolo con un enorme bastone sino a renderlo dorata farina. Anziane bevono caffè, che qui è tanto buono, alcune si nascondono per non farsi fotografare, due bambine si prendono per i capelli, quale sarà quale l’oggetto del contendere?
Capanne, animali, natura, se non fosse per alcuni ragazzini che vestono maglie di calciatori famosi potrei credere di essere in un tempo lontano, medioevo forse, mi domando che spazio abbia il pensiero, l’evoluzione del pensiero. I volontari del VIS si muovono disinvolti e sorridenti, sanno che aver portato l’acqua ha cambiato la vita di queste persone.
L’emergenza siccità è prioritaria, a Gambella come nella Somali Region; a Las Hanot assistiamo ad un test di portata per un pozzo scavato in profondità. Il riscaldamento globale ha fatto sì che se un tempo 10-15 metri scavati a mano fossero sufficienti a trovare falde acquifere adesso bisogna trivellare con mezzi pesanti fino a 120 metri, non certo cosa facile.
Soprattutto qui.
Una decina di persone celebrano, cantando e ballando, l’improvviso, potente getto d’acqua che bagna noi e la terra: una magia, la salvezza.
“L’acqua è vita” così recita in perfetto inglese un cartello di benvenuto anche a Gogti , un villaggio della Somali Region dove siamo giunti dopo estenuanti 10 ore di viaggio su “non strade” a bordo di Land Rover impolverate.
Buchiamo due ruote, i volontari locali hanno cambiato le gomme a velocità degna di un pit stop di Formula Uno mentre famiglie di facoceri e iene attraversavano allegramente la terra arida, affascinante e spaventosa allo stesso tempo.
Per il VIS non è solo l’acqua ad essere prioritaria, ma l’educazione: scuole e un centro dove le donne possano riunirsi e lavorare protette.
Le scuole sono piccoli edifici azzurri e gialli: i bambini non sono ancora tornati sui banchi, colpa della stagione delle piogge a Gambella e della siccità e del caldo nella Somali Region.
Carola la presidente del VIS osserva le aule e fa domande sulla metodologia d’ insegnamento e sugli scarsi materiali didattici reperibili, credo si domandi come si possa fare a migliorare ancora.
L’educazione, l’istruzione, imparare un mestiere, a noi sembra naturale, passaggi obbligati e un diritto, non è così scontato… non in Etiopia, non in Africa. Addis Abeba, in amarico significa“Nuovo Fiore”: è la città capitale dove convivono 80 nazionalità diverse e altrettante lingue, una città dove convivono realtà opposte, dove una catena di Caffetterie ha vinto una battaglia legale con il colosso inquietante “Starbucks”, reo di aver copiato il loro logo, e dove un numero impressionante di bambini e adolescenti vive per strada, a volte per scelta, a volte per necessità, fuga, disperazione.
Arrivano anche dalle campagne, attratti dalla grande città, dal Nuovo Fiore. Il martedì alcuni volontari Salesiani sostenuti dal VIS vanno a cercare i bambini di strada per raccontare loro che esiste un luogo chiamato Bosco Children dove se volessero potrebbero trovare un letto, un pasto, dei maestri di scuola ed ex bambini di strada disposti ad insegnar loro un mestiere , come creare mobili o lavorare i metalli, troverebbero anche artisti di strada felici di condividere le loro “magie” come volteggiare in aria e fare giochi con palline e birilli. Ci sarebbero delle regole da rispettare, ma nessun obbligo di restare.
Il cancello è sempre aperto sia per chi decide di cambiare sia per chi preferisce tornare nel buio.
Ho sempre pensato che qualunque forma d’arte, che la si osservi o che la si crei, elevi lo spirito.
Vedere bambini provare ,con impegno e fierezza, a fare capriole in aria mi dice che ho ragione: “fare arte” , esprimersi con il corpo eleva lo spirito; salti in aria li sollevano dalla polvere e dalla sporcizia di Bole Road la strada principale di Addis dove hanno dormito e vissuto di espedienti chissà quanto tempo.
Il confine ti disorienta, ma poi alla fine del viaggio capisci che hai trovato il tuo centro, l’equilibrio fra i confini, anche quelli dell’anima.
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The border disorients you
(a story by Margherita Mirabella)
Today we are in Gambella on the Southern Sudan border
Abba Filippo, a Salesian who smiles all the time, explains to me that in case I should ever run into a python I should lie down with one leg stretched out and the other in the air so that the reptile could start swallowing me by the stretched out leg, but couldn’t go any further once it reaches my groin
I, obviously having a box-cutter in my pocket, would then open its mouth in a mortal smile and peel it off like a boot.
How can I not to think about it?
Suddenly we meet a truck queue
The road has collapsed because of the rain
The same rain that is so precious in this area where it nourishes this troubled land
Today it erodes the road.
We can not proceed
Dozens of people are encamped waiting for someone to arrive with a rescue vehicle to take the trucks out of the mud
They wait without anger, frustration or fatigue
Some sleep, some use the puddles of water to clean themselves
We reverse and go back while we still can
We reach Ibago, one of the villages where VIS built a well
Locals receive us in celebration, smiling, they run towards us
Adults and chidren
Uninhibetdly wearing their nudity or half-nudity
Women work grinding corn for hours with a huge club until it becomes a golden flour
Old ladies drink coffee, which tastes so good around here
Some hide from the camera
Two little girls pull each others hair
What is the reason for the dispute
Shacks, animals, nature
If it wasn’t for a few kids wearing famous soccer players t-shirts I might think I have gone back in time
Maybe to the Middle Ages
I wonder where their thinking stands
Their evolution of thought
VIS volunteers walk around smiling casulayy
They know bringing potable water changed these people lives
Drought emergency is a priority in Gambella as well as in the whole Somali Region
In Las Hanot we attend a capacity test of a depth drill well.
Global Heating find10-15 meters drilling insufficient for finding water bearing stratum
Now it is necessary to drill up to 120 meters with heavy machinery
Not an easy thing to do
Especially in this areas
Dozens of people celebrate
Singing and dancing
The powerful jet of water bringing wet earth
Pure magic
Safety
We arrive in Gogti after driving 10 exhausting hours on non-existent roads
“Water is life”
The welcome sign says it all
We had two flat tires
Local volunteers replace them as quick as in a F1 pit stop
Entire warthog families and hyenas walk around the arid land
Charming and scary at the same time
For VIS the priority is not only water, but also education
Schools and a place where women can meet and work in a safe environment
Schools are small blue and yellow buildings
Children are not back to school yet, because of the rainy season in Gambella
A blessed relief after the drought and hot weather of the Somali Region.
Carola, VIS president, looks at the rooms and asks about the teaching methods and about the scant educational material available
I think she is wondering how to improve the situation.
Education, teaching, learning a job
To us these are part of everyday life, staging posts, our own right, but they should not be taken for granted… not in Ethiopia, not in Africa
Addis Ababa, means “New Flower” in Aramaic
It is the capital city, where 80 different nationalities and as many languages cohabit
A city where opposite realities live together
Where a coffee-shop chain won a legal battle against the Starbucks colossus
Guilty of copying their logo
A city where an impressive number of children and teenagers live on the streets
Sometimes by choice, sometimes out of necessity
Escape
Despair
They come from the countryside
Attracted to the big city
The New Flower
Every Tuesday some Salesian volunteers, supported by VIS search for street children to tell them about a place called Bosco Children
Where they can find a shelter, food, teachers and other ex-street children who can teach them a job, such as creating furniture, metal work
Where they can find street artists willing to share their “magic” such as vaulting in the air and juggling with balls and clubs
There are rules they should respect
But no commitment to stay
The gate is always open
Both for those who decide to come in
And for those who decide to leave to go back into the darkness
I have always thought that any form of art, whether you look at it or create it lifts your spirit
Looking at children trying, with care and pride to vault in the air says I am right
Making art and expressing ones self does lift the spirit
Jumps that hoist them from the dust and dirt on Bole Road, Addis Ababa’s road, where they slept and lived for who knows how long
The border disorients you
But at the end of your journey you understand
You find your center
The balance between borders
Including those of your soul
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