Street Life a Kathmandu

[Bruxelles-based S4C friend Silvia Nives Vincitorio, just sent us a brief reportage of street photographies from Kathmandu (Nepal)]

Silvia Nives Vincitorio ci invia, da Bruxelles (dove vive e lavora) una serie di scatti di vita quotidiana a Kathmandu accompagnati da alcune sue suggestioni risultato di alcune settimane passate in Nepal.

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Kathmandu (testi e foto di Silvia Nives Vincitorio)

Un tempo incrocio mitico lungo la strada del Sale e della Seta, tuttavia rimasto per secoli isolato dal resto del mondo, il Nepal è considerato oggi tra gli stati più poveri del Sud-Est Asiatico. I suoi oltre ventitré milioni di abitanti a maggioranza induista – di cui un terzo vive sotto la soglia di povertà – aspettano ancora una democrazia stabile, dopo secoli di monarchie che hanno impedito al paese uno sviluppo democratico (ad esempio, la schiavitù per debiti fu abolita soltanto nel 2000) e un’ultradecennale guerriglia tra i movimenti maoisti – che volevano sradicare la monarchia – e l’esercito regolare.

Dal 2008 il Nepal è una repubblica federale democratica ma l’Assemblea Costituente, che include anche i maoisti, non è ancora riuscita ad approvare la nuova Costituzione. Le tensioni persistono ma il ritorno allo scontro armato sembra scongiurato. 

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Il Nepal è famoso soprattutto per le sue montagne: otto delle dieci vette mondiali superiori agli ottomila metri si trovano qui, in questo minuscolo cuscinetto tra Cina e India. E’ tra le destinazioni turistiche predilette dagli alpinisti affascinati dalla catena dell’Himalaya; infatti il turismo è tra le maggiori risorse economiche del paese.

Le principali colture sono riso e grano ma, per via della dipendenza dall’agricoltura, le piogge monsoniche annuali, o la loro carenza, influenzano fortemente la crescita economica del paese. Sebbene gli aiuti economici internazionali costituiscano una quota importante del bilancio dello Sato, a causa della corruzione diffusa a tutti i livelli solo una minima parte di questi raggiunge i legittimi destinatari.

La pressione demografica sulle risorse naturali nepalesi sta aumentando sempre più. In particolare nella valle di Kathmandu (riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità), le foreste vengono sfruttate massicciamente per colture, foraggio e legname, aggravando cosi’ i rischi di inondazioni. I livelli d’inquinamento (atmosferico, idrico, del suolo) sono altissimi. L’acqua fornita agli abitanti della valle, cosi’ come nel resto del paese, non è potabile e le epidemie sono abbastanza comuni. Non sorprende che l’aspettativa di vita dei nepalesi, uomini e donne, sia di soli 59 anni.

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La capitale Kathmandu è la porta d’ingresso del paese, la tappa d’arrivo di alpinisti e appassionati di trekking, Questa città, che a partire dagli anni Sessanta fu una meta molto popolare per turisti occidentali, specialmente per gli hippy, oggi ospita a fatica oltre un milione di abitanti (il doppio se si considera l’intero distretto), è assediata da ogni genere di inquinamento, incluso quello acustico, ed è congestionata dal traffico motorizzato, soprattutto a due ruote, che convive difficilmente con l’antica abitudine nepalese di spostarsi a piedi. Non esistono codice della strada né semafori e i pochi vigili che dovrebbero regolare il traffico assistono impotenti, con la maschera antismog sulla bocca, allo spettacolo di auto e moto bloccate in giganteschi ingorghi.

Gli incidenti a Kathmandu sono molto frequenti e uscire indenni dal traffico, specie per i pedoni, è un terno al lotto quotidiano. Secondo uno studio, nel 2001 il 40% di tutti i morti da traffico era rappresentato da pedoni.

Nonostante tutto, nel paese dove nacque Buddha la gente sorride, accoglie e tollera. Sembra attraversare paziente e fiduciosa le difficoltà e le sfortune, accettando ingiustizie sociali, differenze di casta e povertà con uno spirito sereno, ed è forse questa la lezione più importante che si possa imparare trascorrendo tre settimane a Kathmandu.

Silvia Nives Vincitorio

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