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Dimore invisibili

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English abstract of the Project INVISIBLE HOUSES

This place here is my castle, where you can not so much do what you want, but where I can get my own intimacy, express myself, maybe you sit there, do some crosswords … or just sit there , smoking a cigarette and I think tomorrow I do this,  I could do that, you know… getting ready for your day, then the next day I do quite different things.

The Invisible Houses are part of the city, you can find them along the city ring road or along the banks of the Po river; they are abandoned warehouses, trailers, container and vacant houses, sometimes extreme housing solutions, vestibule of the road.

Thanks to the availability of the people who inhabit these places, we visited them as guests, trying to give the opportunity to people and places to tell their stories.

Giulio Merli

 

Le dimore invisibili

(testi di Brunello Buonocore, Rita Casalini, Stefania Mazza, Giulio Merli e Fabrizio Statello – fotografie di Giulio Merli)

“Questo luogo qua per me è il mio castello, dove puoi…, non tanto fare  quello che vuoi, ma dove posso avere una mia intimità, esprimere me stesso, magari ti siedi lì, parole crociate…o mi siedo lì, fumo la sigaretta e penso domani faccio quello, potrei fare quello, sai di predisporti un po’ la giornata, poi l’indomani faccio tutt’altre cose.”

“Questo luogo qua per me è il mio castello, dove puoi, non tanto fare quello che vuoi, ma dove posso avere una mia intimità , esprimere me stesso, magari ti siedi là, parole crociate… o mi siedo là, fumo la sigaretta e penso domani faccio quello, potrei fare quello, sai di predisporti un po’ la giornata. Poi l’indomani faccio tutt’altre cose.”

Le Dimore Invisibili fanno parte della città, le puoi trovare dalle parti della tangenziale o lungo l’argine del Po, sono magazzini abbandonati, roulotte, container e case sfitte, sono soluzioni abitative estreme, anticamera della strada. Grazie alla disponibilità delle persone che abitano questi luoghi, le abbiamo visitate come ospiti, cercando di dare la possibilità alle persone e ai luoghi di raccontarsi.

“Guarda, solo un giorno nella busta paga. Busta paga di giugno: 59 euro. Col contratto eh. Un giorno di lavoro: 8.66 all’ora. Ho fatto 80 ore di lavoro, dammi in nero o in regola, mi paghi, arrivederci, amici come prima.”

Questa ricerca foto-biografica è parte di un’iniziativa progettuale più ampia e articolata che S.v.e.p – Centro Servizi Volontariato di Piacenza ha attivato con il fine di indagare i rapporti tra i processi di impoverimento e la fragilità dei legami sociali. In particolare il lavoro “Le Dimore Invisibili” vuole far luce sui processi di domesticità, ovvero quei processi di attribuzione di senso e significato che le persone, in questo caso senza dimora, mettono in atto nei luoghi che abitano.

Fotografando i luoghi e intervistando le persone, ci siamo accorti di essere in presenza di autentiche dimore, luoghi di rigenerazione dell’intimità, di relazione significativa, di protezione e ricostruzione dell’identità personale.  

La mostra fa parte del Progetto Regionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, sub-progetto beni relazionali, promosso dal Centro di Servizio per il Volontariato di Piacenza – S.V.E.P.  

Giulio Merli

 

“Qua in inverno non si può dormire, sai quante coperte, quante? Soltanto una mano fuori per cambiare canale col telecomando, freddo freddo freddo. Io ho già problemi dei polmoni, in un posto così, subito mi ricoverano all’ospedale. Subito.”

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