Ballarò e dintorni
Ballarò, Vucciria e Capo
progetto fotografico di Francesco Scirè [cliccare qui per vedere subito la photo gallery]
Palermo è la mia città e questo progetto fotografico è stato per me una forma di riconciliazione con i suoi luoghi ed i suoi contrasti. Il progetto è nato, infatti, dal desiderio di cogliere alcuni aspetti specifici della “palermitanità”: ironia, rassegnazione, contraddizioni. È stato anche un atto d’amore, e come tutti gli atti d’amore, è anche un atto di accusa.
Le immagini catturate nei mercati di Ballarò, la Vucciria ed il Capo vogliono soprattutto carezzare una parte della città che sta morendo, raccoglierne i palpiti di vita, offrirli come il segno di quanto può e deve essere salvato. E la città è chi la abita, un’umanità che, nel mercato, ha un sapore antico di vita per la strada. I mercati sono infatti un luogo simbolo sia della storia popolare della città, sia del degrado e dell’abbandono in cui oggi versa. Ma sono anche luoghi dove si manifestano tutte le anime vere della mia città.
Allo stesso tempo, questi quartieri sono anche stati i primi ad accogliere l’anima multietnica che ormai caratterizza il paese. Gli immigrati hanno ripopolato queste zone portando con sé le proprie tradizioni e fondendole con quelle esistenti, nella ricostruzione di uno spirito mediterraneo che ha caratterizzato storicamente la Sicilia.
La mia intenzione è stata quella di rappresentare il mercato come uno spazio vitale, concentrandomi sulle persone, gli oggetti, le merci e lasciando invece sullo sfondo chi lo frequenta, gli acquirenti.
Il mercato è, però, anche un luogo dove i sensi si incontrano e scontrano, si contaminano e scambiano in un impasto cangiante. Colori che hanno un profumo, sapori che gridano.
Ogni volta che entravo in uno di questi mercati, abbandonavo la mia realtà del momento per entrare in un microcosmo dove non esiste classe sociale, differenza etnica, distacco intellettuale. Uomini e cose, cose da mangiare soprattutto. L’essenza, il nocciolo, il cuore dello scambio comunitario.
Ho immaginato il progetto come un viaggio a ritroso nel tempo, cercando di fermare l’istante in ogni singolo scatto e soffermandomi su quegli aspetti che rischiano, in breve, di sparire del tutto.
Nel complesso ho anche cercato di cogliere immagini “crude” e altre armoniche, vivendo in questo accostamento i contrasti che segnano la mia terra. Unico punto fermo, comune a tutti gli scatti, è stato quello di proporre immagini vere, non costruite.
La scelta del colore si è imposta quasi naturalmente perché mi ha permesso di evidenziare aspetti della quotidianità del mercato. Dettagli, piccoli particolari che il colore sottolinea e che il bianco e nero avrebbe rischiato di far perdere.
Pur avendo in testa un’idea complessiva del lavoro che volevo realizzare, mi sono spesso fatto trascinare dalle sensazioni del momento: molte foto sono nate così, dall’atmosfera respirata in quel momento, a quell’ora del giorno, con quel profumo nell’aria.
Francesco Scirè/S4C
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