No Woman’s Land

(english below)

Cominciamo, oggi, a parlarvi della Casa di Giorgia, a Roma.  E’ un centro di accoglienza per rifugiate, nell’ambito del quale, attualmente, diversi fotografi di Shoot 4 Change sono impegnati con il progetto Punto du Fuga (con i Liberi Nantes): una mappatura di Roma attraverso le loro foto.

Ne riparleremo meglio nei prossimi giorni, ovviamente. Ma intanto cominciamo con il presentarvi la realtà che ci sta ospitando. E lo facciamo con le foto della nostra Beatrice Lencioni (anche lei coinvolta nel progetto).

Seguiteci, ne vale davvero la pena.

Antonio Amendola

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No Woman’s Land

(testo e foto: Beatrice Lencioni)

Il progetto fotografico No Woman’s Land è nato lo scorso anno con l’idea di rappresentare la forza d’animo delle rifugiate di Casa di Giorgia.

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In un contesto come quello del Centro, inizialmente ho preferito farmi conoscere senza macchina fotografica così da entrare dentro i loro cuori, a prescindere dal mio lavoro.

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Per i primi tre mesi ho parlato con loro, riso, chiacchierato, cucinato…entrare nelle loro vite e nelle loro abitudini è stato fondamentale per comprendere gli animi di queste donne.

Alla fine loro stesse mi hanno chiesto di essere fotografate così, piano piano, la macchina fotografica è stata portata con me, ogni giorno, nei mesi a seguire, uno scatto è stato fatto.

Il reportage non è ancora volto al termine e non credo che finirà mai, lasciare le ragazze ora, per me,  sarebbe impensabile.

Queste donne, le quali vivono in una condizione di particolare vulnerabilità, mi hanno insegnato come vivere, mi hanno insegnato che il sorriso è l’arma vincente e che la forza d’animo proviene dal cuore. 

STORIA DELLA CASA DI GIORGIA

Il Centro Casa di Giorgia, inaugurato nel 1999 con il contributo della Commissione Europea, è pensato per loro. Fin dalla sua inaugurazione, il Centro non è stato pensato come un ricovero notturno, ma come un luogo di ritrovo, aperto tutto il giorno. Non solo un letto, dunque, ma un posto accogliente dove poter rimarginare le ferite del corpo e dell’anima.

Proprio per favorire la ripresa delle ospiti non solo dalla fatica del viaggio ma, spesso, anche da atroci violenze, nel 2010 il Centro Astalli ha voluto ristrutturare completamente gli ambienti de La casa di Giorgia, grazie al contributo di Enel Cuore.

Il Centro prende il nome da Giorgia, la figlia prematuramente scomparsa di una coppia di volontari del Centro Astalli, che hanno voluto aprire alla speranza il loro dolore.  
Riprendere il ritmo della vita che scorre, dopo una cesura traumatica come la fuga, è importante per i bambini e per le loro madri. Il tempo aiuta a ritrovare normalità, ma spesso serve anche un aiuto esterno. A Casa di Giorgia le ospiti trovano un’attenzione specifica in tutte le fasi dell’accoglienza, dall’assistenza medica all’accompagnamento legale, ma soprattutto un clima di ascolto attento.

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La giornata è scandita da momenti di vicinanza: cucinare insieme, ritrovarsi a giocare con i bambini nel cortile, pettinarsi a vicenda con l’arte tipica delle donne africane, sono tutti passi che portano a una familiarità che va oltre le differenze di lingua e di cultura.  
La Casa di Giorgia, che può accogliere 35 persone, in convenzione con il Comune di Roma, funziona grazie all’aiuto e all’impegno dei tanti volontari che offrono il loro tempo durante il giorno e la notte, aiutando nei servizi e facendo compagnia alle ospiti. A volte, durante la bella stagione, organizzano anche escursioni che permettono alle ragazze di conoscere meglio il Paese che le ospita.

Sentirsi più sicure, più a proprio agio, è una conquista importante, che passa anche attraverso la conoscenza della lingua: anche in questo caso i volontari sono determinanti per trasformare le lezioni teoriche in pratica di conversazione.  
Gli inevitabili momenti di dolore e di silenzio si alternano alla condivisione dei momenti di gioia. Un compleanno, una festività religiosa, o anche il giorno in cui una delle ospiti riesce a ottenere i documenti: le occasioni per rendere le compagne partecipi dei suoni e dei sapori della propria terra non mancano mai.

In quei momenti il Centro diventa un luogo più familiare.

Beatrice Lencioni

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Today we start presenting you the story of La Casa di Giorgia (“the House of Giorgia”) a women refugee shelter in Rome. Within the Center, S4C has lately started a very nice project, called “Punto di Fuga”:  Rome through the photos shot by around 15 women refugees living  there.

We gave them  a few compact cameras, told them how to use them and we’re following them around the city… There are a number of Teams composed by two, three or four of them and a couple of S4C tutors for each Team.

We intend to showcase their best shot in June in occasion of the World Refugee Day in Rome.

The goal of the project is to enhance their relation with the city (sometimes it’s almost non exhistence, because they prefer to stay in their room instead of facing the challenges of a new city, a new culture, a new language) and to give them the tools to understand it better and to look at it with different eyes.

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At the end of the day, hopefully, we’ll get to know each other better and we’ll all would have had a lot of fun together! We’ll see… But now we start introducing the Centre, with the photos and the story by our member Beatrice Lencioni.

Keep following us…

Antonio Amendola

 

No Woman’s Land

(story by: Beatrice Lencioni/S4C)

The  project “No Woman’s Land” started last year with the idea of ​​representing the strenght the refugee women  of LA Casa di Giorgia (the “House of Giorgia”).

In circumstances such as those of the Centre, I preferred,  initially,  to introduce myself without a camera so as to come into their hearts, regardless of my work.

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Eventually, it was them who  asked me to be photographed! So, slowly, day by day, I brought the camera with me.

The reportage is still to be over  and I do not think that will never end; leaving the girls now, for me, it would be unthinkable.

These women, who live in a situation of particular vulnerability, taught me how to live; taught me that a smile can be a powerful weapon  and that their strength of mind comes from their heart.

HISTORY OF “CASA DI GIORGIA”

The Centre La Casa di Giorgia  (the House of Giorgia), opened in 1999 with the support ofthe European Commission.

Since its inauguration, the Centre has not been thought of as a night shelter, but as a meeting place, open all day. Not only a bed, then, but a cozy place to heal the wounds of body and soul.

Just to encourage the resumption of the guests not only the fatigue of travel, but often also by atrocious violence in 2010, the Centre Astalli wanted to renovate the rooms of the house of Giorgia, thanks to the contribution of “Enel Cuore”.

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The Centre is named after Georgia, the daughter  of a couple of volunteers from the Centre Astalli who died prematurely.

Picking up the pace of life that flows after a traumatic break as the leak is important for children and their mothers. Time helps going back to normality, but often you also need outside help.

At the Centre, the guests find the specific attention in all phases of reception, from medical care to legal support, but above all an atmosphere of attentive listening and care.

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The day is punctuated by moments of closeness: cooking together, meeting and playing with the children in the yard, grooming each other with the traditional art of African women: they are all steps that lead to a familiarity that goes beyond differences of language and culture.

The House of Giorgia, which can accommodate 35 people, in agreement with the City of Rome,  works with the help and commitment of many volunteers who give their time during the day and night (24/7), helping in everything is needed.  Sometimes during the summer,  they also organize excursions that allow girls to learn more about the country that hosts them (and now, the S4C/Liberi Nantes “Punto di Fuga” project is a further way to enanche their knowledge of the hosting city).

 
Feeling safer, more comfortable, is an important achievement, which also passes through the knowledge of the language: in this case, the volunteers are crucial to transform the theoretical lessons in conversational practice.The inevitable moments of pain and silence alternate sharing moments of joy. A birthday, a religious holiday, or even the day when one of the guests was able to obtain, finally, the legal papers: there are always chances and occasions to share.

In those moments, the center  becomes a family.

Beatrice Lencioni




There are 2 comments

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  1. Giancarlo Crocicchia

    Un lavoro e un impegno di grande pregio e spessore umano, un avvicinarsi all’altro senza chidere e ricevendo molto di più di quello che si dà. Brava e complimenti. Mi piacerebbe poter fare dei primi piani alle donne , sai che i miei ritratti africani sono la mia passione. Non per ultimo ,ma anche la grafica è particolarmente curata. Un abbraccio Giancarlo Crocicchia


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