Tunisia: sembrava tutto finito

Sembrava che tutto fosse finito. Partito il dittatore Ben Ali, risolti tutti i problemi. E invece no. I tunisini, soprattutto giovani non hanno mai smesso di manifestare. All’inizio in modo sporadico e poco organizzato, affollavano quasi ogni giorno la centralissima Avenue Bourguiba per esprimere pacificamente il loro dissenso rispetto ad un governo ancora intriso di uomini troppo corrotti e poco nuovi del partito di Ben Ali, l’RCD.

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Fino a quando, domenica 20 febbraio, quella che aveva avuto i connotati di una protesta scomposta, ha ripreso nuovamente le sembianze di una forma di dissenso ben organizzata. Perché la resistenza passa per l’organizzazione. Ed é proprio cosi’ che hanno resistito al freddo, alla pioggia, alla stanchezza migliaia di giovani che si sono alternati sulla piazza della Kasbah per più di una settimana, giorno e notte. Ciascuno con i proprio gesti, i propri occhi, le proprie espressioni. Espressioni diverse, come il loro stato d’animo, come le loro aspettative per quel che accadrà e le loro percezioni di quel che é stato.

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E venerdi’ 25 febbraio é stata indetta una grande manifestazione, la più grande dopo quella che ebbe seguito all’ultimo discorso di Ben Ali. Hanno partecipato più di centomila persone. Donne, bambini, uomini, giovani che hanno voluto essere presenti per manifestare il loro dissenso e domandare in modo unanime le dimissioni del Primo Ministro Mohamed Ghannouchi, amico di Ben Ali e ministro durante i 23 anni del suo governo.

L’impatto visivo é stato forte. Tante teste, tanti colori, tante voci. Si sono succeduti slogan contro la manipolazione e il controllo del pensiero. C’é chi per essere ancora più presente é salito sul tetto della cupola della moschea che sovrasta la Kasbah. Gruppetti di persone non hanno mai smesso di cantare, perché il canto da forza e unisce. Alcuni dei ragazzi più giovani avevano paura, invece. Lo testimoniano gli occhioni grandi del piccolo Jamal che é impaurito perché non sa cosa accadrà. E lui é andato a manifestare solo e senza soldi. E teme che la polizia possa continuare a picchiare.

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E cosi’, nella giornata di sabato 26, dato che le dimissioni non arrivavano, i giovani hanno deciso di assalire il Ministero dell’Interno. Si susseguiranno ore di una sfiorata guerra civile tra polizia e manifestanti. Cinque ragazzi moriranno, colpiti a morte dai proiettili, nella via principale di Tunisi, Avenue Bourguiba. Uno di loro vive in medina, proprio vicino alla piazza dove ci sono tanti giovani come lui. Mohamed Hanchi ha solo diciotto anni e vive in medina. Quando la madre, appresa la notizia della morte, arriva alla Kasbah, sulla piazza scende il gelo.

Soltanto il giorno dopo, Mohammed Ghannouchi presenterà le sue dimissioni. E’ domenica 27 febbraio. E solo oggi, giovedì 3 marzo, il nuovo Primo Ministro Beji Caid Essebsi si presenta pubblicamente alla Tunisia.

Micol Briziobello / S4C Tunisi




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