Una città a misura di bambini
(testo: Ornella Mazzola – foto: Adamo Banelli, Alessandro Sgarito, Francesco Scirè)
“Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante…Bisogna sempre spiegargliele le cose ai grandi” (da Il piccolo principe A. De Saint-Exupéry)
Kaira, con una voce minuta, sussurra: “ho 11 anni, sono nata a Roma, ma sono delle Filippine. Mi piace la Scuola Di Donato perchè è molto grande, posso fare sport, arte, musica, e i bambini vengono da diversi paesi del mondo ”.
E’ sabato, un bel sabato pomeriggio di maggio.
Kaira ha i capelli di seta nera che un vento gentile scompiglia un pò.
Alle sue spalle i suoi compagni romani, africani, filippini, sfrecciano uno dopo l’altro sempre più in alto, per centrare il canestro.
I bamini come Kaira, quelli che parlano con l’accento romano, ma che ti guardano con gli occhi neri che hanno dentro l’oriente, quando arrivano alla di Donato approdano in una terra di mezzo.
La terra di mezzo in cui la loro “doppia anima” trova una dimensione ideale.
Perchè qui tutti i bambini come Kaira diventano i compagni di classe e di vita dei bambini italiani.
I bambini italiani imparano a trovare negli occhi che hanno dentro l’oriente nuovi orizzonti da esplorare.
Ogni anno nel mese di Maggio, in un bel sabato pomeriggio, viene organizzata presso la Scuola Di Donato una giornata dedicata ai bambini che crescono in pace, insieme, anche se ognuno porta i venti dell’Africa, lo spirito dell’India o il sole dell’Italia dentro i propri occhi.
Shoot4Change era presente come ogni anno per testimoniare quest’evento: “Una città a misura dei bambini”
I bambini hanno giocato ad essere bambini.
Con colori vivi hanno riverniciato i toni sbiaditi di questo mondo adulto.
Dentro le fotografie sono entrate in punta di piedi le ballerine.
E poi, i numeri 1, 10, 7.. e tutti i compagni di Kaira, che ha gli occhi pieni di oriente.
Sabato alla Di Donato i cappelli non erano cappelli, ma boa che avevano inghiottito un elefante.
E anche gli adulti hanno visto quei boa che non erano cappelli, sabato pomeriggio.
(Ornella Mazzola)
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