Occupy Gezi Park
Forse è iniziata la primavera Turca
(di Paolo Quadrini/S4C)
Erano mesi che la popolazione Turca coltivava un crescente malcontento per come si stava indirizzando la politica del premier Erdogan e del partito di governo.
Il progetto di demolire il Gezi Park nella centrale piazza Taksim ad Istanbul al fine di costruire un grande centro commerciale e delle caserme è stato il pretesto per l’inizio della rivolta di piazza, una rivolta che molto verosimilmente covava ormai da mesi nell’ombra della città.
Al di là della questione del parco, il malumore vero è nei confronti del governo in carica, il Partito Giustizia e Sviluppo (Akp), per il timore di un inasprimento delle restrizioni della libertà personali della popolazione turca: niente alcol in giro, niente baci in pubblico ed altri divieti.
In questo momento i manifestanti, persone di ogni ceto sociale e di tutte l’età, chiedono le dimissioni del Governo in carica e del sindaco di Istanbul e denunciano l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia.
Chiedono al governo una maggiore libertà e la rinuncia a questa deriva autoritaria che si respira pesantemente nell’aria.
Partita venerdì 31 maggio come una piccola manifestazione di piazza, la rivolta adesso coinvolge centinaia di migliaia di persone un po’ ovunque in Turchia e purtroppo registra anche morti e feriti.
La speranza o la certezza del premier Erdogan di vedere sedata la rivolta in breve tempo si scontra con una realtà ben diversa e con una popolazione pronta a continuare la ribellione ad oltranza.
Tutto questo avviene in un momento di grandissima crescita economica e sociale del paese, desideroso di partecipare con autorevolezza, come organizzatore e protagonista, alle prossime grandi manifestazioni: le Olimpiadi e l’Expo del 2020.
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